La pifferaia magica

Alessia, la “signorina dolce e sghemba” protagonista involontaria di una storia che dà forza. La raccontano i suoi genitori Emanuela e Paolo

Un libro che racconta 28 anni di sofferta felicità, ma che si legge d'un fiato, spesso trattenuto, in una mezza sera. Ti prende e ti sorprende dal prologo fino al doppio epilogo “la storia di Alessia”, “signorina dolce e sghemba” davvero speciale che i suoi genitori Emanuela e Paolo raccontano mirabilmente in “Filololò rema nell'aria”, titolo cantilenante che piace sicuramente alla “bellissima ghezzofila”. Sono soprannomi creati dalla stessa Alessia nel suo linguaggio parziale e immaginifico, codice segreto “decifrato” dai suoi cari, una delle tante specialità nate dal “cervello statisticamente rarissimo” della riccioluta Alessia che, secondo la diagnosi, presenta “grave ritardo mentale accompagnato da tratti autistici”.

La biografia comincia dall'impatto shoccante dell'intervento al cranio subito dopo la nascita e arriva all'uscita dal liceo “Rosmini”, perchè i genitori hanno avvertito il “tempo favorevole”, dopo una decina d'anni di riflessione, di raccontarla tutta: “con la sua non ordinaria esistenza – si giustificano (con lei anche) nelle prime righe – Alessia ha cambiato le nostre vite e noi le siamo riconoscenti, perchè ancora ogni giorno, con la sua voce e le sue invenzioni verbali, ci spiazza e ci fa compagnia”. Ci sono riusciti affidandosi alla parola – quella brillante e felicemente autoironica del giornalista, quella lirica dell'insegnante di lettere, perchè ritengono che il linguaggio allusivo della poesia interpreti al meglio le intuizioni misteriose di Alessia. E la narrazione si rivela efficace anche come forma terapeutica per noi lettori talvolta ignoranti o commiseranti, tanto che l'editrice Erickson l'ha collocata nella collana “Capire con il cuore” e linguisti o terapeuti avranno molto da interpretare sulle nenìe di Alessia e le invenzioni letterarie dei suoi pazienti e profondi genitori.

Su Vita Trentina, che ha goduto della penna di Paolo ed Emanuela Ghezzi in quelle giornate di fine febbraio '87, dobbiamo segnalare che racconti a cuore aperto come questi – non strappalacrime, ma crudi ed esilaranti come certi passaggi della vita riescono ad essere – possono infondere fiducia e speranza a molti. Non solo ai genitori di figli speciali che “assorbito lo shock, emersi dallo sbigottimento e dal rifiuto – lo osserva la neuropsichiatra Elisa Fazzi nel suo contributo al libro – se si aprono all'accettazione e all'accoglienza di questa nuova prospettiva esistenziale, non posso che uscirne cambiati, migliori, con una sapienza delle cose e una conoscenza dell'UOMO, irraggiungibili in altro modo”.

Lo confermano i genitori di Alessia, ma anche il fratellone Samuele (autore del migliore “ritratto” del libro in un tema delle medie), gli altri famigliari (forse anche il cane Ariel, se potesse ancora abbaiare), i compagni di scuola che la inseguivano come una pifferaia magica e tanti amici, terapisti e musicoterapeuti, che sono entrati nel suo mondo strano e hanno alleggerito la fatica quotidiana di Alessia, riscoprendosi a loro volta più ricchi. In più, evocato dall'episodio del cieco dalla nascita (Alessia vede poco, ma “ascolta” moltissimo), c'è nel libro di Filololò una traccia provvidenziale che emerge tanto leggera quanto potente. Indicata anche da quel dito di Alessia, spesso allungato in rotazione verso il cielo a indicare forse a chi possiamo affidarci “dopo di noi”.

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