Mazzalai: “L’informazione è il lievito della società“

Di nuovo un trentino alla guida della sede di Trento. Sul futuro dice: “La sfida del web si gioca sulla qualità”

Torna un trentino alla guida della redazione Rai di Trento. Massimo Mazzalai, classe 1962, è il nuovo caporedattore della sede trentina. Una scelta nel segno della continuità: Mazzalai assume l’incarico dopo essere stato vice-caporedattore negli ultimi 5 anni. In Rai da più di venti, succede a Giovanni Stefani, chiamato lo scorso novembre a guidare la redazione di Venezia.

“E’ un ruolo di coordinamento della testata giornalistica regionale che produce giornali radio, telegiornali e rubriche – sottolinea il nuovo caporedattore – una mole di informazione tutta dedicata al Trentino.”

La sua carriera giornalistica è iniziata ad Europa tv, nel 1991 l’entrata in Rai…

Sì. E' una vocazione nata un po’ per caso nell’88, quando lavoravo alla casa editrice Panorama di Luigi Mattei. Quando Mattei divenne direttore di Europa tv mi chiese se volevo diventare giornalista. L’impatto fu per me scioccante. Superare la timidezza e propormi tutti i giorni in Tv non fu facile. Poi questa cosa cominciò a maturare e cominciai ad abituarmici. Poi ho deciso di fare il grande salto, anche un po’ nel vuoto, accettando un contratto a tempo determinato in Rai. Mi è andata bene: ho cominciato da redattore ordinario e pian piano ho superato i tanti scalini ed ora eccoci qua. Con nuove responsabilità.

Dal 91 ad oggi molte rivoluzioni: cambia il mondo dell’informazione e sta cambiando la redazione della Rai. Come sarà coordinare questa situazione?

E’ sempre un’impresa. Sono stato testimone di un passaggio epocale. Quando sono entrato in Rai si scriveva sulla macchina da scrivere e piuttosto famoso era il suono della macchina di Alberto Folgheraiter. Poi sono arrivati i computer, internet: è scoppiata la rivoluzione digitale nella quale siamo sommersi. Dove andremo precisamente nessuno lo sa. E’ un momento di svolta che va gestito con molta attenzione e non è mai facile.

Oggi parlare di servizio pubblico in una provincia con un forte autogoverno che senso ha?

Ha un senso molto importante. Tutti noi dobbiamo farci specchio di una società, raccontare quello che accade, quello che non va ed anche quello che va bene. Avere un alto senso critico. Penso che tutto il sistema informativo debba diventare un sorta di lievito della società, debba riuscire a mettere in circolo le informazioni. E’ un ruolo determinante. Non solo della Rai.

Pro e contro del ritorno di un caporedattore trentino?

C’è una dinamica a specchio. Fino ad ora il nucleo forte della redazione, i giornalisti erano per lo più trentini guidati da capi redattori esterni che davano una visione nuova, portavano novità. Ora siamo in una fase di transizione. Molti giornalisti storici stanno uscendo e arrivano nuove leve da fuori: non hanno back round locale. Un caporedattore trentino può avvalersi delle novità che portano i colleghi da fuori ed essere un riferimento locale, aiutarli a capire il territorio e fungere da memoria storica.

Sfide e priorità, ora?

Siamo immersi in una rivoluzione digitale che non sappiamo dove ci porterà. La sfida è quella di restare sull’onda di questa rivoluzione cercando di governare la barca, di non affondare nel mare magno dei social network. E’ importante esserci, starci, ma con un occhio critico e con il bollino di garanzia di un servizio pubblico che combatte le fake news

Informazione tradizionale e nuovi network si possono integrare quindi?

Andiamo sicuramente verso un'integrazione della televisione tradizionale col web. Si sta modificando il modo di diffondere e di raccontare le notizie e questa è appunto la grande sfida. Noi dobbiamo gestire questa transizione garantendo qualità e indipendenza.

Come si declina la dimensione di un servizio pubblico per un’informazione di prossimità?

Nostro vanto è l’idea di indipendenza. Noi diamo del Lei a tutti e riusciamo ad essere terzi rispetto a tutte le realtà anche perché chi ci paga non risiede in Trentino, o meglio ci pagano tutti gli ascoltatori con il canone. Siamo al servizio di tutti, non di un soggetto particolare: questa è anche la grande risorsa di un servizio pubblico radio-televisivo.

Agli occhi dei telespettatori però sono cariche politiche quelle decise in Rai. C’è effettivamente questa influenza politica, partitica, che la gente ritiene condizionate?

Chiedo ai teleascoltatori di giudicare con i propri occhi e di valutare quello che va in onda in modo critico. Io – per quel che vale – non ho notato nella mia carriera forti influenze. Sono state premiate le professionalità. Naturalmente la politica c’è, non lo possiamo negare, e tenta di influenzare l’informazione. Io però ho sempre visto giornalisti mantenere l’indipendenza e non cedere alle poche, in verità, pressioni che possono essere arrivate. Devo spezzare una lancia nei confronti dei politici locali che di pressioni in realtà non ne fanno, non ho mai notato invasioni di campo.

Come ci si rapporta con un network nazionale?

È una questione dialettica, da Roma si vedono le cose trentine con degli occhiali particolari. Quando noi ci dobbiamo rapportare con le testate nazionali (TG1, TG2, Rai news ecc.) dobbiamo metterci nei panni di chi ci può ascoltare anche dalle altri parti d’Italia. Come TGR trentino siamo una finestra aperta verso il resto d’Italia e viceversa. Abbiamo la grande possibilità di raccontare la nostra realtà alle altre regioni.

Al resto d’Italia cosa interessa di più del Trentino? L’aspetto politico dell’autonomia o il turismo?

Il Trentino si è costruito un’immagine di provincia dove la wilderness impera, c’è interesse sulle vicende naturalistiche, l’orso, il turismo, lo sci. E poi il buon governo che tutto sommato vive il Trentino. Penso che sia molto interessante ed è gratificante per l’intero territorio raccontare le cose positive del Trentino.

Lei come valuta le critiche a Papa Francesco?

Le valuto come un tentativo di un ancien régime di restare in sella. Papa Francesco ha portato una ventata tale di novità ed entusiasmo che non è però superficiale, è riuscito a intercettare un’esigenza profonda delle persone. Naturalmente questo suo modo di fare ha dato fastidio a persone che vogliono mantenere una logica vecchia, ormai superata e che la gente rifiuta. Avanti così Papa Francesco.

A livello locale si sente la ventata di novità?

L’arrivo del vescovo Lauro è stato salutato con grande favore, è una persona molto gradevole e apprezzata, sull’onda di Papa Francesco. Si fanno portatori di semplicità e immediatezza; si spogliano un po’ delle sovrastrutture, di una pompa che ormai non ha più ragione di essere.

Come è stata accolta in famiglia questa nomina?

Le mie figlie e mia moglie hanno accolto la notizia con entusiasmo, ma anche, come è giusto, con un po’ di preoccupazione verso questa nuova responsabilità.

Un limite della politica trentina?

In questo momento sta vivendo tutti i travagli che vive anche la politica nazionale, è un riflesso inevitabile. L’auspicio è che si riesca a tenere un baricentro fermo e capire che il Trentino deve aprirsi, deve ragionare al suo interno con ottimismo. Ed è questo ottimismo che cercheremo di far trasparire in RAI.

a cura di Michela Grazzi e Antonella Carlin

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