La rischiosa sfida della velocità

Prosegue la riflessione della Cattedra del confronto 2017 sulle “parole dell'oggi”

Allietata dalle note del flauto traverso di padre Wolf, che ha suonato un brano del flautista tedesco Joachim Quantz e uno del pianista francese Claude Debussy, la Cattedra del confronto ha proseguito la riflessione focalizzando l'attenzione sulla “Velocità” con il fisico Stefano Fantoni e il monaco benedettino Notker Wolf, ospiti del secondo appuntamento dedicato a "Le parole dell'oggi", svoltosi lunedì 27 marzo in una affollata Sala della Cooperazione, a Trento.

"L'impressione dominante è che l'accelerazione che contraddistingue ogni processo costringa ad una continua rincorsa che impedisce di rallentare, ma stare dentro a questo ritmo non risulta eccessivo per le nostre possibilità? – ha detto nel saluto introduttivo don Andrea Decarli, direttore dell'Ufficio diocesano Cultura -. Godiamo della velocità della comunicazione, che avviene spesso in tempo reale, dei mezzi di trasporto e di informazione, e la velocità in se stessa dà l'ebbrezza discendente dal sentirsi forti e permette di raggiungere risultati e traguardi da sogno, ma c'è il rischio che questi ritmi vertiginosi siano i dominatori delle nostre scelte". Ne deriva disorientamento e soffriamo il fatto che ogni realizzazione è ben presto superata. Inoltre, quando si corre, qualcuno resta indietro. Perché corriamo così? Dove? Fuggiamo dai nostri limiti?

Alla riflessione degli ospiti, che hanno tentato di individuare una via di mezzo fra lentezza e velocità, è seguita la gradita pausa musicale e poi spazio alle domande della sala: come educare le giovani generazioni di scienziati ad un pensiero critico sulle conseguenze delle scoperte scientifiche? La velocità è imposta dal contesto in cui siamo inseriti: come possiamo rallentare e "starci dentro" senza essere costretti a evadere o fare scelte radicali? Chi si ferma è giudicato pigro, ma la velocità non è indice di paura, di una fuga che porta a progettare il futuro per l'incapacità di stare nel presente? Che senso ha cercare il tempo che manca andando in un monastero e allontanandosi dalla realtà?

"Sono preoccupato della situazione attuale, andiamo verso una transizione i cui effetti non sono gestibili dall'interno – ha risposto Fantoni, invitando alla vigilanza -. L'accelerazione fa dimenticare che la tecnologia ha avuto come anima la scienza; la velocità è frutto della nostra intelligenza: è da temere nella misura in cui l'uomo rischia di restarne schiacciato, subendola passivamente invece che dominarla. Per innovare veramente, non è poi così negativo il fatto che la ricerca non abbia un obiettivo specifico: essa procede a piccoli passi, basandosi su quanto fatto in precedenza, perciò anche un numero di pubblicazioni elevato serve e nel nostro Paese la ricerca è di buon livello".

“È importante una ritualizzazione della giornata, della settimana: tempo per lavorare, per pregare, per noi stessi, per gli altri – ha detto padre Wolf -. Pregare è liberante, permette di staccarsi dalle preoccupazioni. Dobbiamo riflettere sulle conseguenze delle nostre azioni e avere la forza di scegliere, conservando la nostra libertà anche nella velocità. Pure nel cosmo c’è un limite: la velocità della luce. Ritirarsi dal mondo indica che abbiamo paura non solo della morte ma anche della vita perché l’accelerazione ci sfida. Non possiamo uscirne, dobbiamo trovare compromessi, giusta misura, fare un tuffo nella realtà, accettando che il mondo cambia continuamente. Poi occorre una riflessione critica per capire se tale mutamento ci serve o no. Quello di cui abbiamo bisogno è la relazione, stare in contatto con gli altri, perché solo il tu sviluppa l’io”.

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