Una “scossa” per il Congo

Nell'“Istituto tecnico padre Paolo”, a Rungo, l'attività principale è l'elettricità

A Rungu, in Congo, c’è “L’Istituto tecnico padre Paolo”. L’hanno riferito a padre Mariano Prandi, in una lettera spedita lo scorso 17 marzo, Georgine, Nadia e Amici. Lettera che il comboniano ha letto durante l’omelia della Messa in ricordo di padre Paolo Tabarelli, morto nel “suo” Congo a 68 anni, il 31 marzo di due anni fa.

Nel giorno del secondo anniversario, il Gruppo Missionario di Faver e la comunità lo hanno ricordato con la celebrazione dell’Eucaristia e poi nella sala comunale attraverso un’inedita videointervista-testamento di padre Paolo, rilasciata nel suo ultimo ritorno in paese nel 2014.

La scuola – si precisa nel testo – è stata “iniziata per mantenere vivo per sempre il ricordo di questo valido missionario e come segno di riconoscenza per tutto quello che lui ha fatto per questa cittadina di Rungu”, circa 10 mila abitanti. In questo primo anno, ha accolto tra le sue mura 60 studenti. L’attività principale è l’elettricità: “Sono state aggiunte anche l’informatica, l’agricoltura e le costruzioni. È una scuola che è nata con tante difficoltà: mancanza di strutture proprie, mancanza di mezzi tecnici per la pratica professionale, mancanza di un laboratorio per l’elettricità e per la documentazione. Abbiamo fiducia che tutto vada a buon fine con l’impegno di noi qui a Rungu e con qualche aiuto che viene dai nostri amici”.

Nella lettera si ricorda che padre Paolo era stato il promotore della corrente elettrica con la realizzazione di una turbina che garantisce corrente elettrica all’ospedale e alle abitazioni. I giovani erano i suoi prediletti, soprattutto quelli disoccupati e poveri e per questo ha deciso di vivere con loro e come loro. Ha organizzato dei corsi di formazione teorica e pratica con vera libertà, competenza e intelligenza. Molti di questi giovani sono diventati capaci di lavorare, sono responsabili e utili nella società congolese a Kinshasa, Dungu e Isiro e alla turbina di Rangu che padre Paolo chiamava scherzosamente “mia moglie” per tutte le attenzioni che ha dedicato a questa indispensabile forza generatrice di corrente elettrica.

Padre Mariano ha anche ricordato le difficoltà del governo della Repubblica Democratica del Congo con lo slittamento delle elezioni e la richiesta del premier a tutti i vescovi della nazione, perché si facciano portavoce per l’insediamento di un valido governo.

Nella videointervista rilasciata a Massimo Gabbani, padre Paolo rivela tutto il suo amore per la terra congolese, dove trascorse 33 anni; racconta dei sui tempi, delle sue aspirazioni, di una terra stuprata (una parola che usa spesso nell’esprimere la sua indignazione) dall’uomo bianco che respinge, per niente disposta ad amarlo. “Bisogna capirli, andare nelle periferie ed anche noi missionari dobbiamo affiancarli senza far capire che siamo i più bravi”. Di questo era particolarmente convinto. Un religioso senza peli sulla lingua che voleva calpestare la polvere di quella gente perché era convinto che Dio volesse questo da lui. Un grande amico di quegli abitanti dalla pelle scura perché aveva saputo vestirsi dei loro panni.

Il presidente del gruppo missionario Vittorio Nardin ha illustrato le attività solidali del gruppo, rivolte alle iniziative del francescano padre Lanfranco Tabarelli, in Madagascar, e del comboniano padre Paolo Tabarelli, in Congo, e, più recentemente, all’attività del padre scalabriniano Tiziano Paolazzi, in Canada.

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