San Vigilio secondo Martini

Nell'omelia del giugno 2002 l'arcivescovo di Milano evidenziò l'attualità del santo: “Era intriso di Parola di Dio“

A cinque anni dalla morte del card. Carlo Maria Martini vogliamo presentare la figura di San Vigilio attraverso la riflessione che il grande pastore gesuita fece proprio a Trento nel 2002 in occasione della festa del patrono.

Egli fu “un evangelizzatore del suo tempo, un pastore vigilante, un ispiratore del nostro e vostro futuro”, osservò a partire dalle lettere fra Vigilio e Ambrogio, l'amico vescovo di Milano.

Secondo Martini, il pastore vigilante s'impegnò nell'imitare il Buon Pastore, perchè – aggiunse – “non si tratta di inventare un nuovo programma pastorale, già c'è. S'incentra in Cristo stesso da conoscere, amare e contemplare per trasformare con lui la storia”. “Di qui il primato della prghiera, la principalità della Parola e la priorità della Comunione”, ha proseguito Martini quel 26 giugno 2002, giusto 15 anni fa, soffermandosi su quest'idea di santità diffusa: “La santità è di tutti e per tutti; non dobbiamo lasciarci spaventare da questa parola, non è un eroismo impossibile. E' partecipazione gratuita alla santità di Dio, quindi, una grazia e un dono. Tutta la persona umana viene inserita nella sfera misteriosa della purezza e della bontà di Dio”.

Martini era solito affermare nelle visite pastorali “che è più facile essere santi che essere mediocri; la mediocrità comporta peso, fatica, amarezza, disgusto, la santità comporta gioia, creatività, letizia, trasparenza”.

Questa pedagogia della santità esige “un cristianesimo che si distingue nell'arte della preghiera e dall'ascolto della Parola. “Leggendo le sue lettere – diceva Martini – ci accorgiamo di quanto Vigilio fosse intriso di scrittura e quanto il suo linguaggio fosse caratterizzato da una familiarità quotidiana con i libri della Bibbia. Nutrirsi dunque della Parola per essere servi della Parola, dell'impegno e dell'evangelizzazione. Questa è una priorità per la Chiesa all'inizio del nuovo millennio”.

Martini, che allora aveva 75 anni e che ricevette poi il pane di San Vigilio dai panificatori trentini, si soffermò infine sul tema della pace. “Se partiamo dalla contemplazione del volto di Cristo dobbiamo saper scorgere il volto di Gesù in tutti gli uomini e saper portare intorno a noi orizzonti di pace e di speranza. Di qui la nostra carità deve allargarsi a tutti i bisogni che interpellano la comunità cristiana e la sensibilità cristiana dell’oggi,, perchè questo nostro mondo comincia il terzo millennio carico di tante contraddizioni, di una crescita economica e tecnologica che offre a pochi fortunati grandi possibilità lasciando milioni di persone ai margini del progresso e alle prese con tante sofferenze con condizioni di vita ben al di sotto del minimo dovuto alla dignità umana”.

Concludeva il cardinale: “Ecco gli orizzonti che San Vigilio ci invita ad aprire per il nostro futuro. Collegandosi con queste prospettive noi riconosceremo in lui non soli il grande evangelizzatore e pastore, ma anche l'ispiratore di un futuro in cui potremo proclamare ancora una volta la vittoria di Cristo su tutte le sofferenze e divisioni umane”.

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