Nelle strade il buono e il cattivo

Racchiudono tutto. Ti permettono di raggiungere ma anche di scappare

Lo speciale ferragostano di Vita Trentina dedicato alle strade è piaciuto ai lettori. Ed ha innescato anche riflessioni come questa inviataci da Sergio Artini, medico e scrittore.

Le strade fanno comunicare tra di loro uomini, animali, paesaggi, costruzioni, cose, il tutto, il niente. Le strade esistono da sempre e sono evolute dalla più impervia traccia sul terreno sino all’Autosole: ti permettono di raggiungere quello che vuoi, ma ti spingono anche a scappare.

Non sono solo fisiche, geografiche… ma anche mentali ed ideali: quindi strade che puoi percorrere come spazio aperto da scoprire in senso reale o figurato. Lungo le strade realizzi un cammino, che può essere di lotta o di condivisione, di scoperta o di fuga. In ogni caso un movimento, a cominciare dalla cacciata dall’Eden, di cui soffrire, per ritrovare poi la via del ritorno e della salvezza. Come per tutte le vicende dell’uomo le strade racchiudono drammaticamente il buono e il cattivo. Rappresentano – per ciascuno, inesorabilmente – un itinerario di percorso, il muoversi, il vivere. Anche nella casistica più comune puoi scoprirvi la connotazione di un tuo coinvolgimento personale: perdere o ritrovare la strada, strada in salita, strada facendo, in fondo alla strada, abbandonato per strada, non si vede via d’uscita, farsi strada, la strada maestra, strada interrotta, pericolosa, illuminata… lungo le strade scorgi gli amici.

Nell’etimo religioso strada significa molto. Basti pensare alle strade di Dio e del Cielo, alla retta via, alla via crucis, alla strada che porta al Paradiso, alla salita verso il Calvario, alla cattiva strada, alle vie della salvezza, alla strada del pentimento, alle strade della Provvidenza. Le vie del Signore sono infinite. Quasi in ogni luogo c’è ‘la strada della chiesa’. Da ricordare anche la Via Sacra dell’antica Roma. E che tutte le strade portano a Roma…

Ci sono uomini che hanno aperto strade, quelle delle scoperte scientifiche, del progresso e della comunità. Il samaritano lo puoi incontrare per strada, non giudicarlo dalle vesti che indossa, ma da come si mette a camminare con te. Altri uomini invece si sono adoperati per chiuderle le strade, a bloccare la gente, a farla tornare indietro, a spingerla perfino sulle strade della morte. Ci sono quelli che dormono per strada nel castigo o nell’indifferenza, quelli che praticano solo le strade, specie alla notte, ma non le case. Hai ‘finito la strada’ può anche voler dire che sei morto.

Nella filmografia come non ricordare “La strada” di Federico Fellini e “La strada verso casa” di Garth Davis. In letteratura trovi interessante “Sulla strada” di Jack Kerouac.

La tua strada è sempre personale, pur se la percorri in compagnia di chi vuoi: c’è chi sostiene che un angelo custode ti accompagna e ti assiste e che è meglio non rimanere del tutto soli, anche se tuttora vale il proverbio che dice ‘meglio soli che male accompagnati’. Probabilmente certe strade hanno qualcosa di sacro o, almeno, puoi essere tu a dar loro questa impronta: camminare in avanti e verso l’alto può significare cercare ciò che ci trascende. Lasciare la tua orma sulle strade conta di più che lasciarla nei libri? Percorrere insieme, noi due, la stessa strada può voler dire che stiamo insieme. Fin che Dio non ci separi. Quando vedi un pellegrino che transita dàgli amabilmente strada.

Ama le strade della salvezza, preservale dall’abbandono. Confida che davanti c’è sempre uno spazio da scoprire e una consolazione da raggiungere. Accetta i nomi con i quali hanno intitolato le strade, ma ricordati che l’autentica denominazione per una strada è “mia” e “tua”. E non caderci.

Sergio Artini

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