La Settimana della geologia fa “parlare” le pietre

Altro che muto come un sasso. Le pietre hanno molto da dire. Ci raccontano di come il clima è cambiato, ad esempio, e di come sono variate le temperature nel corso del tempo. Ci dicono che il paesaggio non è qualcosa di immutabile, ma è in continua trasformazione: pensiamo al fenomeno del crollo delle pareti dolomitiche, legato all’aumento delle temperature. La Settimana della geologia, promossa dall’11 al 16 settembre dal Muse – Museo delle Scienze di Trento, dal Museo Geologico delle Dolomiti a Predazzo e dalla Fondazione Dolomiti UNESCO, in collaborazione con una serie di altre realtà trentine, altoatesine e venete e con il patrocinio della Rete Europea dei Geoparchi, si propone di far conoscere e apprezzare l’eccezionale patrimonio naturale delle Dolomiti a partire proprio dal loro elemento costitutivo. Nasce da qui la proposta che si sviluppa in sei giorni di escursioni, laboratori e serate divulgative per scoprire il territorio dolomitico in compagnia di geologi, paleontologi, glaciologi, guide e appassionati. “La conoscenza è essenziale per stare bene. Conoscere i luoghi che ci circondano contribuisce al nostro ben-essere, e ciò vale sia per i residenti sia per gli ospiti di un determinato territorio”, ragiona Michele Lanzingher, direttore del Muse. “E ciò è tanto più vero se accostiamo e frequentiamo i luoghi con lentezza, come abbiamo visto quest’estate con la chiusura, il mercoledì, di passo Sella ai mezzi a motore”. Proprio all’insegna della lentezza, del prendersi il tempo sono le proposte della Settimana, che vogliono promuovere la conoscenza del valore geologico ed estetico-paesaggistico delle Dolomiti. “L’intento è favorire la diffusione di una ‘cultura geologica’ quale patrimonio comune, per contribuire a formare cittadini meglio informati sul valore, ma anche sulla vulnerabilità, del territorio in cui vivono rendendoli così più consapevoli, sensibili e attenti riguardo le azioni di cura, salvaguardia, prevenzione e fruizione da mettere in atto”, spiega Riccardo Tomasoni, geologo del Muse, responsabile del Museo geologico delle Dolomiti di Predazzo e coordinatore dell’iniziativa. “Sarà l’occasione per avvicinare una materia generalmente percepita come ostica e accostata a eventi catastrofici quali frane e terremoti. Le Dolomiti rappresentano un teatro privilegiato per illustrare quei fenomeni geologici, naturali, ambientali uscendo dallo stereotipo che associa i fenomeni geologici a disastri e catastrofi”.

Le escursioni in programma sono alla portata di tutti e prevedono l’accompagnamento di esperti nelle diverse discipline. Non mancano proposte rivolte espressamente alle famiglie e ai bambini.

L’iniziativa unisce l’interesse di enti diversi, votati alla salvaguardia del territorio, alla ricerca e alla divulgazione scientifica, al coinvolgimento della popolazione su temi importanti come la sensibilizzazione nei confronti dell’ambiente, la conoscenza del paesaggio montano, la sua valorizzazione e tutela: oltre alle realtà già citate, collaborano il Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino, il Parco Naturale Adamello Brenta Geopark, la Rete di Riserve della Val di Fassa, il Geoparc Bletterbach, il Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo, il Museo Vittorino Cazzetta Selva di Cadore, la Ski Area San Pellegrino. “Un risultato importante già raggiunto è l’aver saputo collaborare al di là dei confini amministrativi, dalle Dolomiti di Brenta al Cadore, dal Bletterbach a Cortina d’Ampezzo, passando per le Valli di Fiemme e Fassa”, osserva Marcella Morandini, direttrice della Fondazione Dolomiti UNESCO.

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