Don Fiorenzo, mite e generoso

“Un esempio di umile santità, fortemente convinto dell’amore che scaturisce da Dio”. Così don Fiorenzo Soraruf, morto a 75 anni, è stato salutato con affetto venerdì 22 settembre dalla comunità di Dorsino, riconoscente per i 32 anni di servizio. Anche l’Arcivescovo Lauro nel funerale ha sottolineato “la pazienza, la carità e la mitezza dell’uomo di Dio” che “ci ha dimostrato come si può passare nel mondo sereni, accompagnati da Dio come vincastro e forza”.

Don Fiorenzo era fassano di Canazei ed era entrato da ragazzo nel Seminario di Trento, sperimentando la sofferenza in giovane età per la tubercolosi. Durante gli studi di teologia è maturata in lui una vocazione missionaria, per cui ha frequentato per due anni il Seminario per l’America Latina a Verona. Durante il secondo anno, con don Vigilio Covi, è stato raggiunto dalla ispirazione che la missione necessaria al mondo non può passare che dall’unità (“Dove due o tre…); . Sono stati nel Primiero e poi a Tavodo hanno animato insieme per oltre trent’anni su invito dell’Arcivescovo Gottardi la Fraternità Gesù Risorto.

Don Fiorenzo si è distinto nel prodigarsi a donare e ricordare con zelo e instancabile solerzia la Parola di Dio. Non minor impegno ha dedicato al miglioramento degli edifici, nei vari gruppi parrocchiali e in particolare quello della Parola, guidato per tanti senza interruzione alcuna, né invernale. Nel 2010 gli è stato chiesto di non essere più parroco, ma invece collaboratore parrocchiale, e inoltre assistente Spirituale degli ammalati all’ospedale di Tione, ai quali donava il sorriso e la parola che orientava decisamente a Gesù. Nel contempo viveva la sua vita di ‘fratello’ della comunità nella Casa di Preghiera, “godendo della comunione dei fratelli e arricchendoli della sua sapienza e della sua capacità veramente santa di vedere e far notare sempre i lati positivi delle vicende e delle faccende!”

Nel ricordo della comunità si sottolinea come affrontò la malattia, manifestatasi nel 2012, continuando fra un ricovero e l'altro a servire i parrocchiani di Dorsino e a seguire i figli spirituali senza risparmiarsi, senza lamentarsi né pretendere nulla, e senza mai dimenticarsi della sua famiglia. Sempre molto riconoscente a chi lo assisteva “in modo meraviglioso”, come soleva dire”.

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