A 96 anni la morte di fra Silvio Bottes, scultore francescano che ha segnato un'epoca
A qualche settimana dalla scomparsa dello storico bibliotecario padre Remo Stenico, ci ha lasciato un altro francescano protagonista della cultura e dell’arte della nostra terra: fra’ Silvio Bottes è morto a 96 anni presso l’Infermeria dei Francescani a Trento ed è stato sepolto nel “suo” convento delle Grazie di Arco, dove ha operato per tanti anni e dove ha lasciato anche alcune sue importanti opere.
Nato a Brusino nel 1921, il suo talento artistico lo portò a frequentare la scuola internazionale d’Arte e Mestieri di Torino, gestita dai Salesiani, e successivamente la Scuola d’arte Beato Angelico di Milano. La strada religiosa e dell’ordine francescano proseguì di pari passo con l’impegno artistico.
Tra le sue tante opere (almeno 500 quelle significative), nel convento di Ceole le formelle in terracotta (1949), la grande porta in bronzo (1962), la statua di San Francesco nel piazzale; ad Arco il Monumento ai Caduti e quello alla memoria di Gianni Caproni; la grande statua di Regina Mundi a Pregasina. Ma anche il monumento al “moleta” di Pinzolo, di Santa Chiara a Trento e quello ai caduti di Mezzolombardo. E ancora, la via Crucis, custodita nella chiesa dei francescani di Toronto, in Canada.
“Un'arte essenziale tesa a costruire la figura o l'evento con masse solide essenziali ma significative, senza fronzoli o inutili orpelli. Un'arte che si avvicina ai classici della scultura, senza lasciar perdere la lezione dei moderni, cui fra Silvio si ritiene molto legato” così scriveva Graziano Riccadonna che lo aveva intervistato per i 90 anni su Vita Trentina. "Sono per natura contrario ai bilanci – diceva allora fra' Silvio. Se qualche cosa ho seminato, spero che qualcuno raccolga i frutti!", precisando poi che "l'opera parla da sola, se vale. Altrimenti, meglio non citarla nemmeno…"
Era stato definitio “modellatore di fede” in un documentario biografico di Katia Bernardi e padre Francesco Patton, realizzato su progetto del Comune di Arco, l’associazione “Judicaria”, l’Ordine dei Frati Minori di Trento e la Provincia.
“Mi ha colpito la sua umiltà e semplicità – ha testimoniato a radio Trentino inBlu il nostro critico prof. Pietro Marsilli – era innamorato della Madonna e riusciva a trasmettere questo suo stupore contemplativo nei confronti della Vergine traducendolo nel bronzo, nel legno, nella creta…”.