Nella sua drammaticità racconta la grave crisi umanitaria legata al fenomeno migratorio
Chi direbbe che 45 quintali di freddo marmo bianco di Carrara possono suscitare calore e commozione? Eppure non si può provare altro che questo davanti all'opera di Luigi Prevedel intitolata “La morte e il pianto”. L’opera spiccava sul palco della Fao, a Roma, durante l'intervento di Papa Francesco in occasione della Giornata mondiale dell'Alimentazione (16 ottobre).
Donata alla Fao dal Papa, la scultura raffigura il piccolo Aylan, il rifugiato morto sulla spiaggia di Bodrum, in Turchia nell'ottobre 2015, che con tutta la sua drammaticità racconta la grave crisi
Prevedel vive in valle di Non, a Castelfondo, dove ha lavorato, dopo gli studi artistici a Trento ed una parentesi veneziana, per più di vent'anni, come piastrellista e carpentiere. Descrive così la sua opera: “Ho voluto rappresentare la tragedia del bambino profugo ritrovato senza vita sulle spiagge turche nel settembre 2015. Accanto al piccolo ho scolpito un angelo bambino mandato dal Signore a trarre in salvo non solo la sua anima innocente, ma anche il suo corpo”.
Prevedel invita a porre l'attenzione sulle lacrime dell'angelo, anch'egli fanciullo; è, in realtà, un pianto da adulto, che pone al Signore un interrogativo cruciale: per quale motivo Egli ha permesso che tutto ciò sia potuto accadere? La domanda viene lasciata senza risposta.
L'opera – che Prevedel si augura possa divenire un simbolo di riflessione per l'umanità – nasce dall'incontro dei fratelli Mirko e Andrea Pellegrini con l'artista di Castelfondo, i quali, proprietari dell'azienda Mak Cotruzioni di Lavis, hanno sponsorizzato la realizzazione della scultura, donata al Santo Padre mercoledì 13 settembre.
Alla presentazione pubblica dell’opera, ai primi di settembre a Lavis, era presente anche don Marco Saiani, vicario generale dell’Arcidiocesi di Trento, per benedire la statua in vista del suo viaggio verso Roma. “Benedire significa 'dire bene' di Dio di fronte a quello che ci dà” – spiegò don Saiani in quella circostanza -; che senso ha dire bene di Dio davanti a queste tragedie che ogni giorno hanno luogo nel Mediterraneo? Lo facciamo per ringraziarlo della sensibilità e della commozione che ci ha donato e che proviamo di fronte a questi drammi. Essa è la chiave che ci deve aiutare a capire come vivere fra noi”. Erano presenti alla cerimonia anche autorità politiche – i deputati Mauro Ottobre e Lorenzo Dellai e l'assessore alla cultura della Provincia Autonoma di Trento, Tiziano Mellarini. “Un'opera che, dal Trentino che sempre è stato terra di profughi, ci aiuta a riflettere sui viaggi dei migranti di oggi, nei quali a pagare sono i più deboli”, sottolineava Mauro Ottobre. Mentre Lorenzo Dellai poneva l’accento sul grande impatto emotivo della scultura di Prevedel: “Come cittadini essa deve farci sentire in simbiosi con queste tragedie, per vivere più responsabilmente dobbiamo avere il coraggio di commuoverci”.