Anziani, ma preti in modo nuovo

I collaboratori pastorali hanno chiesto un incontro al vescovo Lauro. Un servizio specifico in una stagione nuova, non solo per loro

Lo hanno chiesto loro – a partire da qualche forse inevitabile incomprensione vissuta sul territorio – un incontro “specifico” per confrontarsi sul ruolo attribuito dentro le comunità trentine ai collaboratori pastorali. Sono 110 quelli con nomina giuridica ed hanno in maggioranza più di 75 anni. Alcuni più giovani, per motivi diversi operano d'intesa con i parroci. Nel novero dei collaboratori rientrano anche religiosi che operano vivendo nei loro conventi o istituti e preti con incarichi diocesani che aiutano nel fine settimana.

L'Arcivescovo Lauro, d'intesa col vicario per il clero don Ferruccio Furlan (vedi intervista), è partito valorizzando i loro vissuti e le loro fatiche, determinate spesso dall'età, dalla formazione e dall'abitudine. “Non è sempre facile lasciare di responsabilità, per voi si apre una stagione diversa che può avere però colori nuovi – ha riconosciuto promettendo un loro accompagnamento – Non vi chiediamo di fare più di quello che potete fare, ma di mettere a disposizione le vostre forze secondo il passo giusto”.

Forse più ancora delle forze fisiche ridotte, a pesare è anche il vortice socioculturale che ha spazzato via la pastorale tradizionale, quella in cui si è cresciuti. “Ma questa è una sfida aperta e avvincente per tutti noi – ha detto il vescovo – perchè questo travaglio può essere un tempo favorevole, da cui può nascere qualcosa di nuovo di cui peraltro noi magari non potremo vedere l'esito”.

La prospettiva non può peraltro essere che quella della pastorale d'insieme, della collaborazione con i responsabili della parrocchia: “Non è necessario e nemmeno indicato che voi entriate nei Consigli pastorali e nei Comitati – ha precisato – ma che siate coinvolti dai parroci nelle scelte della comunità e per la comunità”. Un coinvolgimento che dovrebbe rispettare oltre alla disponibilità non illimitata anche le attitudini personali: “Ci sono zone – come l'animazione della cultura, i percorsi per fidanzati, l'attenzione agli ammalati – in cui un prete anziano può mettere bene a frutto le proprie competenze e capacità. Più in generale vi chiedo di essere attnti all'ascolto, perchè nella nostra gente c'è una fortissima domanda. Al di là del sacramento della riconciliazione, sarebbe bene che in ogni zona pastorale vi fossero punti di ascolto in cui le persone a ore fisse e frequentabili possano rivolgersi a un prete per parlare.Qui vedrei un investimento dei collaboratori per sviluppare, tra l’altro, il meglio del proprio essere prete”. Non a caso all'incontro erano presenti i sacerdoti referenti delle otto zone pastorali, ma il tema dovrà essere sul territorio così come il tema delle celebrazioni: “Più che assicurare Messe, dovremo cercare come comunità intera di promuovere e qualificare delle vere e proprie assemblee celebranti, in cui è protagonista il popolo Dio”, un tema che viene ancora prima della presenza del sacerdote, parroco e collaboratore che sia. Ecco perchè il tema discusso in seminario riguarda anche i laici. ““Sarete buoni collaboratori – ha sottolineato il vescovo – nella misura in cui libererete forze laicali… altrimenti andremo a impoverire la comunità”.

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