Dal missionario padre Francesco Moser, un'attualizzazione della figura di San Martino, dentro il rione di Trento Nord
Martino, festeggiato sabato 11 novembre nel rione a nord di Trento e in altri paesi trentini, è stato apostolo dei villaggi e dei rioni delle periferie. Se lo collochiamo nel suo tempo, attorno al 300 dopo Cristo, in un' epoca di grande espansione del cristianesimo, ma anche di conflitto interno a causa della eresia ariana, riusciamo a comprendere meglio anche il valore della sua conversione e della sua vita da “migrante”, ma anche della sua elezione a vescovo, con il parere contrario di molti altri vescovi delle terre vicine che non lo ritenevano adatto “per lo stile ascetico della sua vita e perché andava vestito miseramente”.
Mai Martino si lamentò di questa mancanza di fiducia nei suoi confronti. Si rifiutò infatti di vivere nel vescovado ed ottenne di trascorrere la sua vita in un’umile cella accanto all’edificio ufficiale.
Una caratteristica di Martino era la non-violenza anche se combatté molto apertamente l’eresia ariana . Spesso si adoperò infatti perché degli eretici ariani non venissero torturati e uccisi, nonostante egli fosse stato perseguitato da loro. Fondò delle “chiese di campagna”,come ‘stazioni missionarie’, perché la povera gente non vivesse priva della presenza di un sacerdote.
Martino e i suoi frati(diventati sempre più numerosi al punto tale che egli fondò una grande abbazia alle porte di Tours. Si adoperavano moltissimo per soccorrere i mendicanti, quelli che noi chiamiamo “i senza tetto”. Egli comunque continuava a vivere ritirato nella sua cella dove ebbe molti mesi prima il chiaro presentimento della sua morte, avvenuta nel 397. Apostolo dei poveri e degli umili, egli ci chiede di vivere, ricordare e pellegrinare nella vita quotidiana , rispettando questo stile. La sua vocazione di apostolo delle campagne ci ispira a riscoprire nel nostro stile di vita ecclesiale il rapporto con la terra e con tutti coloro che si stanno occupando di costruire un legame corretto ed ecologicamente compatibile con essa . La sua estrema attenzione ai poveri, soprattutto ai senza tetto, ci spinge anche ad incontrarli , visitando, come lui faceva, luoghi e persone che si occupano dei poveri del nostro tempo. Martino fu coraggioso ed avventuroso, non ci chiede pellegrinaggi scontati. Ci chiede una ricerca di conversione così come avvenne per lui, spezzando in due il nostro mantello.
Ogni giorno alzo gli occhi verso il bel mosaico dell’apostolo di Tours ‘nella Chiesa di S Martino all’’uscita’ della città di Trento. La parole (miles invictus, episcopus imperatus, monacus placatus) sono il richiamo alle nostre comunità cristiane della città.
Il viaggio di Martino, da così lontano, può arrivare fino a noi, adulti e giovani, adolescenti e bambini. La sua scelta adulta dell’impegno con la Vita di Gesù Cristo,’il catecumeno’. Dividere il mantello del Povero,toccare il mantello di Gesù, avvolgere nel mantello dell’affetto ogni creatura.
Il racconto dell’esperienza di Martino è invito a riformare e riordinare la vita. In queste direzioni: vincere la paura; avere curiostà per le nuove sfide; superare i confini, riscoprire il valore delle piccole cose, sporcarsi le mani colla terra…Martino parla anche al suo rione di Trento nord con il fiume di una volta, le barche, la dogana,la piazza della Mostra, le storie dei nuovi arrivati ,il circolo degli Anziani,la Chiesetta sullo stradone ,la memoria dei suoi Pastori,le campane fedeli alla preghiera delle Ore ,la celebrazione della Fede ,ripetuta nella proclamazione della Parola-cibo e del viatico missionario:”la Messa è infinita”!
Uno di questi giorni incontreremo l’apostolo Martino delle terre dimenticate girovagare in bicicletta per i viottoli ,come il vescovo Delpini di Milano. ‘Non vedete?Sono uno di voi!’. O a piedi e sedersi al tavolino,alla sala dei minorenni. A dividere il mantello. Perchè siamo tutti ‘consaguinei di Dio’. La missione di Martino è circolare,di andata e venuta. Di scambio fra la comunità del Brennero e le comunità dell’Appennino la scorsa estate. Andare ai piccoli borghi, ai luoghi più lontani. E il suo cruccio forse sono i mille volti degli adolescenti e dei giovani: manca un nuovo patto di lavoro per loro.
Viene il santo missionario Martino del 300 , a rafforzare la fede fragile delle comunità, spingendole a decentrarsi ‘verso la luce’ :la vita,le relazioni in casa e tra vicini,uno stile sobrio e condiviso dei beni della terra. E’ importante conoscersi reciprocamente. ‘Molte volte capita che si conosce meno ciò che è più vicino a noi e che si crede di conoscere da sempre”.