Donne in campo, l’altra metà della terra

Le donne in campo a Piedicastello
Sabato 25 novembre a Palazzo delle Albere a Trento, l’associazione “Donne in campo” celebra il primo decennio della sua attività. Ne abbiamo parlato con la presidente Mara Baldo.Sono agricoltrici, imprenditrici agricole, donne che vivono in ambito rurale, o anche soltanto donne che “amano” l’agricoltura e tutto quanto ad essa è collegato.Così si definiscono sul loro sito le “Donne in campo”, l’associazione nata nel 1999 all’interno della Confederazione italiana agricoltori per riconoscere il valore della figura femminile in questo settore. In Trentino l’associazione celebra il primo decennio di attività con un convegno in programma sabato 25 novembre a Palazzo delle Albere a Trento. “Siamo una rete di circa 50 imprenditrici agricole unite per sostenere il ruolo della donna nel mondo agricolo – spiega Mara Baldo, presidente di “Donne in campo” – e nell’impegno a promuovere i prodotti del nostro territorio in modo sostenibile, attento alla biodiversità e al benessere del consumatore”.

Da braccianti, mondine e contadine a titolari di una propria azienda. Come si spiega questo cambiamento nella storia del ruolo della donna in agricoltura?

Le donne sono sempre state protagoniste nella storia del mondo contadino, ma invisibili, relegate in un ruolo marginale e di supporto, dietro al nonno, al padre, al marito.

Oggi quella condizione è cambiata…

È cambiata la mentalità, è cresciuta l’autostima nelle donne capaci di mettersi in gioco e di prendere in mano le aziende dei nonni, favorite nel percorso anche dall’alta scolarità e dall’opportunità di fare rete.

Un protagonismo femminile in ascesa dicono le indagini di settore…

L’annuario dell’agricoltura italiana nel 2015 registra circa 500mila aziende agricole al femminile, pari al 31 per cento del totale delle aziende censite; un dato a mio avviso sottostimato perché non rileva le coniugi coadiuvanti, circa 431 mila. Le indagini dimostrano, inoltre, che le aziende gestite da donne hanno tenuto meglio la crisi con un calo dell’1% contro il 9% di quelle maschili.

Che cosa mettono in campo le donne?

Creatività, flessibilità, innovazione e competenza. L’azienda al femminile è più orientata alla multifunzionalità, alla diversificazione, alla cura dell’ambiente e della salute. Tutti fattori vincenti per far crescere un’impresa.

Quindi le donne non si limitano a coltivare?

L’imprenditoria femminile è aperta ad altre attività connesse all’agricoltura, che sconfinano in campo turistico e sociale, basti pensare alle fattorie didattiche, ai laboratori nelle scuole, ai percorsi di degustazione, all’ospitalità. Un esempio su tutti è la nostra iniziativa “Scampagnate in fattoria”, promossa ogni domenica a turno dalle aziende per far conoscere il mondo contadino locale.

Un altro esempio di inventiva femminile?

Abbiamo un’associata che ha lasciato il suo lavoro di impiegata, e in possesso di alcuni terreni incolti in una zona impervia ha creato, dal nulla, un’attività dedicata alle erbe officinali.

Quali sono le criticità?

Il punto dolente rimane la conciliazione tra lavoro e cura della famiglia, anche se più liberi nella gestione dei figli le stagioni in campagna non aspettano! Altri problemi sono gli stessi dei colleghi maschi, la preoccupazione per un raccolto compromesso dai cambiamenti climatici, da nuovi insetti e parassiti. Più in generale, c’è poi da rilevare che le donne ai vertici rimangono ancora indietro anche nel settore agricolo, nella gestione del potere dobbiamo avere più coraggio e fiducia.

Tra globalizzazione e crisi del mercato a quali sfide è chiamato il settore agricolo?

La nostra sfida è nella capacità di coniugare esigenze di mercato, salubrità e rispetto dell’ambiente. Ci sono diversi modelli di agricoltura, “Donne in Campo” punta a promuovere sul mercato locale i prodotti della filiera corta sostenibile e quindi incentivare il consumo critico, attraverso la vendita diretta al consumatore o altre forme innovative come, fra le tante, l’esperienza delle fattorie didattiche.

Un consiglio a chi volesse intraprendere questa attività?

Passione, forte motivazione e tenacia, senza inseguire l’idea di fare tanti soldi. Il lavoro in campagna è faticoso, ma poi hai la gratificazione, il frutto dalla semina al raccolto, il contatto con la terra ti dà un gran senso di libertà, ed è con le braccia e con la testa che si superano le difficoltà.

Per un futuro più verde e… più rosa.

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