Dopo la protesta di Marco, “più accoglienza diffusa”

Ha richiamato l'attenzione dell'opinione pubblica la protesta pacifica attuata il 3 gennaio scorso dai 250 migranti alloggiati nel campo di Marco di Rovereto, persone in attesa di essere sistemati in soluzioni migliori come appartamenti o strutture meglio organizzate.

Oltre ad un intervento del responsabile regionale delle CNCA Vincenzo Passerini, che ha suggerito un intervento della Protezione Civile per ampliare le possibilità di accoglienza del campo, si è espresso anche il missionario comboniano trentino, padre Alex Zanotelli che ha raccolto le loro richieste di migliori condizioni di vita e la possibilità di lasciare i container da dove alcuni di loro vivono da un paio di anni. “Ogni persona ha uno spazio di soli tre metri quadranti – ha ribadito padre Zanotelli – e sono inaccetabili i tempi lunghi legati all'ottenimento dello status di richiedenti asilo”.

Tra le associazioni che si impegnano per favorire il processo di accoglienza, di inclusione sociale e convivenza dei cittadini stranieri c'è anche Atas onlus. “Il sistema trentino che ha optato per la accoglienza diffusa è uno dei più efficienti nel panorama italiano – commenta ai microfoni di Trentino inBlu il coordinatore generale Emiliano Bertoldi – il problema ora è duplice: da un lato vi sono tempi troppo lunghi per il riconoscimento dello status di profugo, e su questo i progetti territoriali non possono intervenire, dall'altro la mancanza di appartamenti: vanno sollecitati ancora privati -come ha fatto la Provinci – ma anche gli enti locali per migliorare quell'accoglienza diffusa sul territorio che è più efficiente e più efficace. E' un sistema che anche paga in termine di calo della tensione”.

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