[A don Renato Scoz il grazie della Fondazione Edmund Mach per la vicinanza ai giovani: “Oggi trovo in loro una grande disponibilità al dialogo, alla ricerca.
La cerimonia di consegna dei diplomi agli studenti dell’anno scolastico 2016-2017, venerdì 26 gennaio nell’aula magna della Fondazione Edmund Mach è stata occasione per un riconoscimento a don Renato Scoz per i suoi 40 anni d’insegnamento nelle aule di San Michele. Il presidente della FEM, Andrea Segrè, il direttore generale Sergio Menapace, il dirigente del Centro Istruzione e Formazione, Marco Dal Rì, hanno così voluto riconoscere l’importanza della presenza assidua e operosa di don Renato e della sua vicinanza a studenti e dipendenti. Don Renato, in sintesi come “rivede” l’esperienza di insegnante di religione all’Istituto Agrario?
Le mie linee guida sono state principalmente la conoscenza degli studenti, la collaborazione con i colleghi insegnanti delle varie materie e il contatto con le famiglie. Molto importanti e stimolanti sono sempre stati gli incontri con i vari insegnanti di religione organizzati dall'Ufficio scuola della diocesi. Ho ricordi particolarmente belli delle numerose uscite in occasione di viaggi d'istruzione in Italia e dei soggiorni in Germania: esperienze che offrivano opportunità di informazioni varie, flessibili. A partire dalla Pasqua 1981 l'uso degli audiovisivi come il videoregistratore ha permesso di offrire ai giovani informazioni dirette su argomenti di attualità come armamenti, dipendenze, sessualità….
Alcuni suoi allievi hanno intrapreso strade particolari…
Ricordo con simpatia gli ex allievi diventati sacerdoti come don Carlo Speccher, diplomato anni prima della mia presenza a san Michele, Alessandro Valenti ora missionario in Perù, Daniele Armani vicario parrocchiale a Cles, Massimiliano Detassis, ora in val di Fiemme, Carlo Mihelcic impegnato con i Fratelli di Charles de Foucoult, Samuele Cannella ora in seminario.
Ricordo anche gli ex allievi impegnati in politica come Mario Tonina, Graziano Lozzer, Maurizio Fugatti, a Bruxelles lavora Giovanni Enghelmajer collaboratore di Dorfmann, poi Sergio Finato. Un ricordo speciale per Gianni Moscon con un bel in bocca al lupo per la prossima stagione ciclistica.
In cosa consiste la Sua attività di oggi assistente spirituale al convitto di S.Michele?
Cerco di stare più che è possibile con gli studenti senza essere invadente: durante alcuni pasti nella settimana, cantando e suonando insieme, assistendo a film. Da alcuni anni il venerdì accompagno studenti in famiglia, nelle valli a Primiero, a Cogolo, a Darzo, a Castel Tesino e in questa maniera si parla assieme e posso incontrare le famiglie. Ogni giovedì celebriamo la Messa in una bella sala del Convitto. Talvolta c'è la musica e ogni volta da 13 anni consegno uno scritto con un'immagine foto, si tratta della Lettera del Curato che ha raggiunto il n. 421. Partecipo alle esperienze religiose dell'ambiente come Messe in occasione di incontri con ex allievi, ricordi di amici defunti, in questi ultimi 100 giorni ci sono stati 4 funerali di ex allievi: a Taio per David, a Cembra per Italo, a Levico per Luca, a Comano sabato scorso per Rudy. Ho celebrato matrimoni di ex studenti, feste di anniversario per professori.
Quali sono i cambiamenti più evidenti nei giovani dal 1978 ad oggi?
In occasione dei recenti funerali ho incontrato molti ex allievi conosciuti nel 1978. Ero emozionato nel vedere tutti presi dal dolore per la morte di loro coetanei conosciuti sui banche della scuola e mi veniva spontaneo fare dei confronti con i tempi odierni. Per prima cosa bisogna dire che 40 anni fa l'Istituto agrario era composto da 17 classi ed ora ne ha 42 con più di 900 studenti, nel 1964 quando Kessler e mons. Gottardi Vescovo inauguravano la nuova scuola c'erano 70 allievi in convitto e 70 pendolari. Mi vien da dire che un tempo lo studente della classe terza mostrava già un profilo bel preciso e si sentiva vicino all'esperienza lavorativa, ora la maturazione è portata avanti di qualche anno dando allo studente la possibilità di crescere in maniera più morbida, non incalzante. Trovo nei giovani una grande disponibilità al dialogo, alla ricerca.
Direi che è un grande affetto reciproco che cresce sempre più per i ragazzi e i giovani incontrati nella scuola. A proposito segnalo venerdì 16 febbraio mi incontro con i componenti della classe 5b delle elementari Nicolodi, classe nella quale ho insegnato religione dal 1970 al 1975. Di età sono oltre i 50 anni; due ragazze ci hanno lasciato e ieri contattavo il padre di Antonella che mi raccomandava di ricordare come desiderasse abbracciare uno ad uno e diceva ancora di avere sulla sua scrivania la foto di gruppo del 1975. La settimana scorsa ho il dono di partecipare ad una cena con un gruppo di ex allievi diplomati nel 1995. Poco prima erano saliti a Lavarone per salutare la mamma di un loro compagno di classe deceduto per malattia anni or sono. Non tralascio di ricordare l'incontro con l'UDIAS della settimana scorsa, gruppo di ex allievi frequentato da ex allievi di 85 anni detti Agenti Rurali (il titolo dei tempi andati).
Cosa consiglierebbe agli insegnanti di religione di oggi?
Agli insegnanti di religione consiglio di seguire un cammino non unidirezionale che porta al punto di partenza, ma di portare avanti la ricerca teologica – senza dubbio in ginocchio con la preghiera e la personale testimonianza – in comunione con altre ricerche adatte alla propria personalità e al tipo di studenti. Ricordo il teologo Sartori che, parlando a noi sacerdoti nel 1984 alle Laste di questo metodo, diceva: “in questi giorni leggo insieme con la Bibbia i pensieri di Mao”.