Padre Alex e i comboniani in digiuno per i migranti

Partita da Roma il 10 luglio una staffetta di digiuno per richiamare al dramma dei migranti e contestare la politica di non accoglienza

Nella settimana cominciata in Trentino con la festa a Nogaredo per il suo 80esimo compleanno, padre Alex Zanotelli ha presentato a Roma martedì 10 luglio un'iniziativa di solidarietà con i migranti che arrivano in Italia dal Mediterraneo, per i quali nei giorni scorsi si erano indossate le simboliche magliette rosse su invito di don Luigi Ciotti.

Zanotelli lancia un digiuno di pace per richiamare al dovere della solidarietà e per contestare la politica di non accoglienza condotta nei fatti dal governo italiano ma anche dall’Unione europea.

La mobilitazione, condivisa da tutti i missionari comboniani ma anche dai francescani di Assisi, da tante altre comunità ecclesiali e dal vescovo emerito di Caserta, Raffaele Nogaro, parte dal richiamo di Papa Francesco a Lampedusa (Avete mai pianto, quando avete visto affondare un barcone di migranti?” ) durante la Messa celebrata per le 33.000 vittime accertate nel Mediterraneo.

Scrive Zanotelli: “È il naufragio dei migranti, dei poveri, dei disperati, ma è anche il naufragio dell’Europa e dei suoi ideali di essere la“patria dei diritti umani”. La Carta della UE afferma: “La dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata”. È un crimine contro l’umanità, un’umanità impoverita e disperata, perpetrato dall’opulenta Europa che rifiuta chi bussa alla sua porta.

Un rifiuto che è diventato ancora più brutale con lo scorso vertice della UE, dove i capi di governo hanno deciso una politica di non accoglienza. Anche l’Italia decide ora di non accogliere, di chiudere i porti alle navi delle ONG ed affida invece tale compito alla Guardia Costiera libica, che se salverà i migranti, li riporterà nell’inferno che è la Libia. Perfino la Commissione Europea ha detto:“Non riportate i profughi in Libia, lì ci sono condizioni inumane.”

Per questo stiamo di nuovo assistendo a continui naufragi. L’ONU parla di oltre mille morti in questi mesi.

Papa Francesco ha fatto sue le parole dell’arcivescovo Hyeronymous di Grecia pronunciate nel campo profughi di Lesbos:“Chi vede gli occhi dei bambini che incontriamo nei campi profughi, è in grado di riconoscere immediatamente la“bancarotta dell’umanità”.

È il sangue degli impoveriti, degli ultimi che interpella tutti noi, in particolare noi cristiani che saremo giudicati su: “Ero straniero … e non mi avete accolto.” Noi chiediamo a tutti i credenti di reagire, di gridare il proprio dissenso davanti a queste politiche disumane.

Noi proponiamo un piccolo segno visibile, pubblico: un digiuno a staffetta con un presidio davanti al Parlamento italiano per dire che non possiamo accettare questa politica delle porte chiuse che provoca la morte nel deserto e nel Mediterraneo di migliaia di migranti.

“Il digiuno che voglio – dice il profeta Isaia in nome di Dio – non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo senza trascurare i tuoi parenti ?”.

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