Grecia, fine dell’austerità

L’Europa, con la Grecia, ha mostrato il suo volto peggiore

Il 20 di agosto ha segnato la fine del piano di austerità della Grecia. Messo in atto dalla troika composta da Commissione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo monetario internazionale alcuni anni fa, il piano di austerità si è rivelato una cura da cavallo amarissima per la popolazione dell’Ellade.

E’ ben vero che tutto era iniziato dal Governo greco che aveva truccato i conti, falsificando i bilanci dello Stato e mostrando coram populo – alla propria opinione pubblica e alla comunità internazionale – una situazione economico-finanziaria del tutto campata in aria, non corrispondente alla realtà. Ma è altrettanto vero che l’Europa, con la Grecia, ha mostrato il suo volto peggiore, burbero, solamente austero, più da matrigna che da madre.

Che altro han voluto significare i continui diktat imposti dalla troika ai vari governi greci che in cambio di nuovi prestiti richiedevano – imponevano – strette economiche molto rigorose che hanno falcidiato redditi e risparmi ma soprattutto i redditi di intere fasce sociali cosiddette deboli? Perché – è inutile nasconderselo – la Grecia in questi anni è stata socialmente devastata in modo brutale. Non era così che doveva comportarsi l’Europa (l’ha riconosciuto –ma quando oramai i buoi erano scappati dalla stalla- la stessa Angela Merkel e persino un falco come l’ex ministro dell’economia Wolfgang Schauble).

Fatto sta che interi ceti sociali si sono impoveriti in modo vergognoso (vergognoso per chi imponeva lo strangolamento economico, non certo per i pensionati che si sono visti decurtate le loro già misere pensioni per tredici (13) volte di seguito, ed a gennaio scatterà il 14esimo taglio!). E’ stato sottratto di un quarto ma anche di più, il reddito delle famiglie; la disoccupazione è ancora al 20%; ogni trimestre la Ue manderà i suoi ispettori a verificare che le trame economiche imposte vengano rispettate al massimo. In questo tempo circa 500mila greci sono andati all’estero a cercare fortuna (come se in Italia, fatte le debite proporzioni, fossero emigrati 3 milioni di italiani – in cerca di fortuna).

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