Fuga di cervelli? Forse no, investimenti

Il percorso esemplare dell’ingegnere Sandro Ferrari, specializzatosi a Seattle, che dirige una start up innovativa con sede a Milano

I

Lo spunto

Sono frequenti le notizie che lamentano la “fuga dei cervelli” , i giovani che qui “in casa” si preparano, raggiungono livelli di eccellenza e poi se ne vanno. E’ un tema cruciale che merita però un approfondimento maggiore. Da un lato, infatti queste uscite confermano la vitalità della società italiana e la bontà del suo sistema scolastico, che resiste nonostante le molte le forze politiche e “didattiche” che cercano di smantellaralo. Se già alle Superiori, ai Licei, i ragazzi che trascorrono un periodo di studio all’estero (compresa l’America!) vengono subito apprezzati, ottenendo risultati superori ai loro colleghi residenti, vorrà ben dire qualcosa. E vuol dire – gli insegnanti e i genitori consapevoli lo sanno – che la scuola italiana con la sua specificità di fondare gli insegnamenti sulle lingue (anche antiche) sulla storia, la filosofia e la letteratura (che sono esplorazione di linguaggio e di vita) riesce a trasmettere capacità di esprimersi e senso critico fruttuoso, anche (soprattutto) per affrontare le materie scientifiche.

Non è raro, dopo uno “stage” che i giovani all’estero vengono indotti a rimanere, perché più preparati e quindi più ricercati dei loro colleghi. Ma questo significa che la nostra scuola dobbiamo conservarla, curarla e migliorarla. E’ la maggiore risorsa su cui ancora il Paese possa contare.

La scuola, del resto, è sempre stata una risorsa decisiva. Anche nella poverissima realtà rurale del Trentino d’inizio Novecento i contadini emigravano per sfuggire la miseria e le calamità naturali, ma sapevano leggere e scrivere, a differenza di molti provenienti da altre regioni, e questo consentiva loro di trovare più facilmente un lavoro e di integrarsi in minor tempo. Anche oggi è così. Occorre quindi fare attenzione a parlare di “fuga dei cervelli”. Sono cervelli che si preparano a vivere in maniera diversa un mondo diverso, che sentono come patria l’Europa e il mondo. E se molti poi non ritornano non lo si deve tanto al fatto che siano “fuggiti”, ma perché il “Sistema Italia” (e in parte anche Trentino) resta fondato su gruppi di interesse, gelosie, cordate di categoria, che frappongono ostacoli alle proposte innovative .

E’ questa una premessa necessaria per inquadrare la storia di una impresa innovativa, una “start up” come si usa dire, di cui il Trentino può andare orgoglioso, di cui sono responsabili ricercatori e studiosi che si sono formati anche a Trento, nel clima fattivo delle scuole tradizionali e poi dei nuovi enti di ricerca tecnologica e universitaria su cui tanto, meritoriamente, è stato investito. Questi giovani ora trovano porte aperte altrove (in Svizzera, in Germania, nella vicina Monaco di Baviera) ma devono confrontarsi con ritardi e ostacoli in Italia. L’impresa è la “Wise Srl” – sede a Milano, 18 dipendenti – premiata dal prestigioso riconoscimento “Bocconi Startup Day Award” che vede come direttore operativo il trentino Sandro Ferrari.

“Wise” produce e commercializza una nuova generazione di elettrodi capaci di neuro-modulazione e neuro-monitoraggio nella cura del dolore cronico e dell’epilessia in fase prechirurgica. La sua tecnologia consente di realizzare elettrodi su una base di titanio che integrano circuiti elettronici elastici su gomme siliconiche biocompatibili. Questo li rende meno costosi, meno invasivi e più affidabili. Gli elettrodi hanno una funzione di monitoraggio neurofisiologico anche durante il trattamento operatorio di tumori al cervello. In questi mesi la nuova tecnologia medica viene sottoposta a test di ampio spettro presso la Clinica Universitaria di Zurigo, presso l’ “Insenspital” di Berna e all’ Ospedale cantonale di Lucerna. Anche il grande Ospedale Universitario di Monaco (LMU) , con le sue 29 cliniche specializzate, che tratta fra esterni e interni 500 mila pazienti ogni anno, ha avviato una sperimentazione mirata sugli elettrodi di “Wise”. La squadra di ricerca e produzione è affiatata.

Del Comitato esecutivo fanno parte l’amministratore delegato, il Dr. Luca Ravagnan, la Dott. Giulia Salzano, economista, e come s’è detto Sandro Ferrari, trentino, laureato in chimica e Ph.D. in Ingegneria dei Materiali presso l’Università di Seattle negli Usa. Prima di unirsi al “Wise” Sandro Ferrari ha frequentato un Master anche a Trento, ha svolto ricerca presso Cnr-Infm (Istituto nazionale di fisica dei materiali) e come Projec-manager in una Sme.

In Italia ancora le biotecnologie di “Wise” non sono state sperimentate, ma l’autorizzazione è prevista nel 2020. Se questo rivela come il nostro Paese stia accumulando ritardi rispetto ad altre istituzioni mediche, conferma anche come i ricercatori preparati nel Trentino, siano in grado di confrontarsi ai più alti livelli mondiali.

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