In Cristo Re il ricordo di Antonio Megalizzi

Il parroco di Cristo Re Mauro Leonardelli durante la fiaccolata per Antonio Megalizzi – foto Gianni Zotta

14 dicembre 2018 – 14 dicembre 2019. Ad un anno esatto dalla morte di Antonio Megalizzi, avvenuta tre giorni dopo l’attentato ai mercatini di Bruxelles, nella chiesa di Cristo Re a Trento è ritornata la preghiera di un’assemblea commossa, stretta attorno alla famiglia del 29enne di origini pugliesi: “Dobbiamo far sentire la nostra vicinanza a questa famiglia e dobbiamo impegnarci a vivere gli insegnamenti che Antonio ci ha lasciato”.

Questi i due inviti lasciati dall’arcivescovo Lauro Tisi, vicino fin dai primi giorni a mamma Annamaria, papà Domenico, alla sorella Federica e alla fidanzata Luana che nella sua omelia ha detto che Antonio è stata ““la risposta di Gesù agli interrogativi di Giovanni il Battista nel Vangelo: non usa la forza, non si impone con decisione, cerca il dialogo, applica la nonviolenza”.

La bara di Antonio Megalizzi nella chiesa parrocchia di Cristo Re

Secondo mons. Tisi “l’umanità sorridente e accoglie di Antonio è una pagina di Vangelo, la via di Gesù di Nazareth, la conferma che il male non può essere vinto con altro male ma soltanto da un di più di bene”. Dopo aver accennato alla preoccupazione “per un’Europa stanca che deve ritrovare la forza che solo uomini come Antonio sanno regalare”, l’Arcivescovo ha detto: “Grazie Antonio! Tu continui a rimanere per noi la prova che il dialogo, il perdono, l’integrazione avranno la meglio sul male, sulla violenza. Chi crede all’amore può anche morire ma non viene cancellato”

La Messa, animata dai due cori parrocchiali e dalle preghiere dei ragazzi dei gruppi di catechesi, ha riportato in chiesa una comunità ben più ampi adi quella di Cristo Recome quella che lo scorso anno si era raccolta spontaneamente per tre lunghe giornate a pregare “a oltranza”, a chiedere il miracolo.

In un’intervista al quotidiano Avvenire il parroco don Mauro Leonardelli (concelebrante sabato scorso insieme a don Renzo Zeni e don Cristiano Bettega) è tornato su quelle giornate di affidamento al Signore e alla sua Parola e sull’esempio dei familiari “Ci hanno dato prova di una grande dignità umana nella sofferenza e anche nella giusta richiesta di rispetto del loro dolore. Mai, ma davvero mai, ho sentito sulla bocca dei familiari di Antonio una parola di rivalsa o di odio. Cercavano sempre di mettere in evidenza il positivo. Cioè quello che Antonio voleva, ovvero il dialogo, un’Europa più vivibile, la forza delle idee, l’entusiasmo dei giovani”.

Come ha detto anche l’Arcivescovo questo primo anniversario segna anche l’avvio della Fondazione Antonio Megalizzi, in cui la famiglia avrà un ruolo determinante soprattutto per sostenere l’impegno dei giovani colleghi di Antonio e di quanti vorranno seguirne l’esempio: “Che bellezza in questi giovani! Bellezza nel vero senso della parola. Perché pur nel dolore e nella vicinanza ad Antonio e all’amico Bartek (il compagno polacco pure rimasto vittima dell’attentato, ndr) hanno espresso subito la voglia di andare avanti. E anche da quella tragedia è emerso per tutti il positivo, una luce di speranza”, conclude don Mauro.

Fra le iniziative che in questo periodo d’Avvento si sono tenute nel ricordo di Antonio anche una cena di condivisione con raccolta di offerte a Rovereto e la presentazione del libro di Paolo Borrometi, giornalista costretto a vivere sotto scorta, dedicato ad Antonio.

Il libro di Paolo Borrometi dedicato ad Antonio Megalizzi
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