La quarantena di Luca Lechthaler: “A casa sto riscoprendo la bellezza dello stare in famiglia”

Il centro dell’Aquila Basket trascorre l’isolamento allenandosi nella sua casa di Fai della Paganella

Lo stop forzato per Luca Lechthaler è doppiamente difficile da sopportare: il centro dell’Aquila Basket infatti era già da qualche settimana fermo per recuperare dall’operazione al menisco, e l’astinenza da campo si fa sentire ancora di più, unita all’impossibilità di uscire per un’escursione negli stupendi scenari naturali che circondano l’abitazione dove sta trascorrendo la quarantena, a Fai della Paganella.

Luca, come stai vivendo questo periodo di isolamento?

È un’esperienza sicuramente strana, nuova per tutti. Certo la situazione è molto delicata e non è piacevole, ma personalmente mi spinge a cercare dei lati positivi, come trascorrere il tempo con la mia famiglia, rallentando i ritmi di vita e riscoprendo le cose semplici. Doversi arrangiare, essere in grado di creare qualcosa che non è scontato avere è anche affascinante, detto con tutto il rispetto verso chi sta vivendo momenti tragici e le zone più colpite dal virus. Concretamente poi sto affrontando la riabilitazione al ginocchio cercando di fare le cose nel miglior modo possibile per essere carico quando sarà il momento di rientrare.

Riesci ad allenarti nonostante tutto?

Per come sono fatto io sento il bisogno di dovermi muovere, e anche nella restrizione delle quattro mura di casa ci si può inventare qualcosa per tenersi attivi ed aiutarsi a stare bene. Purtroppo questa situazione mi sta un po’ rallentando nella riabilitazione, ma il preparatore atletico e il fisioterapista, Matteo e Giacomo, mi stanno costantemente addosso con le videochiamate per aggiornarmi sul lavoro da fare e vedere i progressi che riesco ad ottenere con gli esercizi che posso svolgere a casa.

A cosa ti dedichi oltre all’allenamento?

A tante cose molto semplici: la famiglia, le letture, qualche film, ma anche ai giochi da tavolo e alla cucina, dove ci stiamo sbizzarrendo, sempre senza esagerare… Ultimamente i nostri ritmi, tra il lavoro di mia moglie ed il mio, ci portavano ad uscire la mattina e a rincontrarci tutti la sera prima di crollare nei letti, ora invece abbiamo tutto il giorno a disposizione, ed è bello riscoprire il senso della famiglia, stare insieme e creare qualcosa per passare il tempo.

Sei in contatto con i tuoi compagni? Cosa pensate rispetto alla ripresa dei campionati?

Sì, ci sentiamo tra di noi, in qualche modo cerchiamo di sdrammatizzare le cose, sempre nel rispetto di chi sta soffrendo e di chi sta combattendo questa guerra. La società ci tiene aggiornati, ma purtroppo per ora non c’è la possibilità di tornare ad allenarci in nessun modo, essendo blindati nella speranza che tutto questo si risolva il prima possibile. Sul proseguo del campionato sta a chi di dovere decidere: ci sono tante questioni e interessi in ballo, ma è ancora tutto molto vago, solo il tempo ci aiuterà a capire l’evolversi della situazione, che va gestita nel miglior modo possibile nel rispetto dei tifosi, degli atleti, delle società e di tutte le persone coinvolte.

Cosa manca di più in queste giornate?

Un po’ tutto: la libertà di poter uscire, di poter parlare con le persone, andare al campo, lavorare, vedere i compagni. Tutte piccole cose che però mancano. Quando dalle finestre di casa vedo attorno a me a 360 gradi il mio habitat naturale e non posso uscire è difficile, ma mettendo tutto sulla bilancia è meglio sacrificare qualcosa per privilegiare il bene della società in cui viviamo. Bisogna essere capaci di reagire nel modo giusto per poter migliorare. È una bella scottata, e sarà una vera sfida sapersi adeguare ai cambiamenti che ci porterà questa esperienza.

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