Arco e Riva del Garda, allarme della Caritas: “Raddoppiate le famiglie bisognose”

Don Mattia Vanzo con la mascherina nella palestra di Riva dove si raccolgono i pacchi alimentari foto Jacopo Salvi

L’aspetto più bello, forse l’unico, di questo periodo difficile che stiamo vivendo è la riscoperta della vera solidarietà. Quella fatta di gente che si rimbocca le maniche, che mette mano al portafoglio, che dedica del tempo agli altri perché gli altri adesso ne hanno bisogno. Un compito che le Caritas hanno sempre avuto, ma che in questa fase le vede affiancate da un numero di nuovi volontari incoraggiante, oltre che sostenute da donazioni e forme di generosità e solidarietà che fanno ben sperare per il genere umano.

Riva e Arco sono state travolte come ogni altro centro trentino dallo tsunami coronavirus. Con una complicazione in più. Qui tanta parte delle famiglie più deboli trova sostentamento nella stagione turistica, che non solo non è partita, ma potrebbe proprio non esserci come la intendiamo. Alberghi, ristoranti, locali saranno gli ultimi a ripartire e quest’anno comunque lavoreranno a mezzo servizio, sia per il distanziamento sociale necessario sia per il venir meno di una clientela che difficilmente prenderà aerei o pullman (rischiando il contagio) per venire sul Garda.

Ed ecco che ai carichi consueti per le Caritas locali si sono aggiunti nuovi nuclei familiari da aiutare, in gran parte composti proprio da chi avrebbe dovuto iniziare a lavorare a marzo per la stagione e invece potrebbe restare senza lavoro tutto l’anno.

“Il numero di famiglie bisognose è raddoppiato – spiega don Mattia Vanzo, per la Caritas rivana – dalle 80 di prima alle 150 di oggi. Per fortuna abbiamo registrato una straordinaria risposta dei volontari, ne abbiamo quasi troppi, anche giovani. Il Comune di Riva ha messo a disposizione la palestra delle scuole ‘Pernici’ come base operativa e da lì il martedì e venerdì partono le nostre squadre per la consegna dei pacchi alimentari, in cinque settimane ne abbiamo recapitati già 250”.

In un pacco c’è parte di secco e fresco: pasta, riso, farina, olio, zucchero, sale, tonno, scatolame, passata e poi frutta, verdura, latte e infine carne o formaggio. “Il sostegno dal Comune in questa fase è importante, ci ha dato quasi 40 mila euro, poi c’è la ‘spesa sospesa’ alla quale hanno aderito quasi tutti i supermercati di Riva. Alla quale si aggiunge la nostra raccolta, l’ultima questo giovedì”.

“Stanno arrivando numerose offerte – spiega dalla Caritas arcense, il professor Romano Turrini – cerchiamo di aiutare su bollette, affitti e spese sanitarie, ma gran parte delle richieste in questa fase è di natura alimentare. I pacchi ci arrivano dal banco alimentare, dalla raccolta presso le tre sedi Coop di Arco e dai nostri acquisti diretti. La distribuzione la facciamo principalmente su prenotazione. Lunedì ad esempio si sono sono presentate trenta persone ma avevano già il pacco prenotato con il loro numero e il loro nome. Ci aiutano molto i ragazzi di ‘Arco Noi oratorio’. Qualche utente, molto corretto, dopo aver ricevuto il buono spesa dalla Provincia ha ceduto il pacco a chi ne aveva più bisogno. La richiesta di pacchi alimentari sta crescendo: il primo giorno sono venuti in 10, poi 22, ora siamo a 35 alla volta”.

La Caritas arcense fa i conti con spazi ormai inadeguati e Turrini ripete l’appello: “Siamo alla ricerca di una sede più ampia, dove operare anche col distanziamento previsto, le ultime distribuzioni le abbiamo fatte all’aperto in piazza Canoniche, con due tavolini. C’è anche un problema di privacy”.

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