Nei paesi più feriti la prima visita di Tisi

L’uscita di chiesa e l’incontro con la gente di Campitello – foto Gianni Zotta

È un segno nascosto, eppure meritevole di attenzione, quello che l’Arcivescovo ha compiuto nelle sue due prime uscite in periferia dopo il lockdown. Ieri pomeriggio – senza avvisi pubblici per non creare assembramenti – ha celebrato l’Eucaristia con la comunità di Campitello di Fassa,  duramente colpita dal virus anche con la perdita del suo amato parroco; venerdì sera aveva pregato sul cimitero di Pergine per tutti i defunti.

È il pastore che si fa prossimo alle comunità più sconvolte dalla furia della pandemia, il “parroco della diocesi” che dimostra vicinanza ad ogni persona, anche se – come ha detto visibilmente rattristato all’uscita di chiesa in val di Fassa – “dovremo aspettare ancora prima di poterci stringere  la mano”.

In queste due visite c’è anche l’indicazione visiva a non dimenticare “l’enorme dolore” degli altri, a fare memoria di quanto successo nei giorni scorsi, perchè – come ha detto Papa Francesco proprio ieri – “peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla”.

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