I rifugi aprano le loro stanze alle famiglie

Escursionismo in montagna

Potrebbe essere l’ideona dell’estate 2020: i rifugi del Trentino aprono – anzi, spalancano – le loro stanze alle famiglie con figli. Le invitano e le coccolano con un trattamento di vero favore.

Nell’interesse dei rifugisti, che aggirano così le restrizioni da Covid e ottimizzano i posti letto (i nuclei familiari non vengono distanziati). E con vantaggio delle famiglie, quelle numerose ma non solo, per le quali i costi di una vacanza in rifugio risultano normalmente proibitivi.

Vita Trentina vuole lanciare questo incastro virtuoso fra domanda e offerta, con una campagna promozionale da passaparola (meno dispendiosa di quella discussa di Trentino Marketing), puntando su inedite condizioni contingenti estremamente favorevoli.

Da una parte, infatti, la stagione al via questa settimana “costringe” i gestori dei rifugi ad adeguarsi con investimenti costosi a norme di prevenzione penalizzanti nella riduzione dei posti letto. E’ vero che le Linee guida provinciali pochi giorni fa sono state “riaperte” con l’ampliamento ai due terzi dei posti letto in ogni stanza (prima era concesso solo un terzo, due persone ogni sei letti), ma i rifugi quest’anno devono rimpiazzare con nuovi clienti le numerose disdette arrivate dall’estero.

Dall’altra parte, l’occasione è ghiotta per le famiglie: per molte di loro, quest’anno, “salta” il soggiorno prenotato al mare e sono venuti meno i campeggi estivi. Quindi, una due-giorni in alta quota potrebbe essere la vacanza memorabile dell’estate “pandemica”, a toccare il cielo con un dito e respirare quell’aria fina agognata nei due mesi di reclusione.

Purchè naturalmente l’avventurosa “impresa” a piedi con i figli non venga a costare troppo. Già, resta il problema dei prezzi, dando per scontata la disponibilità del personale ad avere un occhio di riguardo verso le famiglie. Se il tariffario è “blindato” su pernottamenti singoli (e relative forniture di coprimaterassi, federa e copripiumino) ci sono altre voci scontabili da parte dei gestori (sia quelli privati che quelli “associativi”) per rendere economicamente sostenibile quest’esperienza ad una famiglia, magari insieme ad un’altra famiglia di amici.

Non ci resta forse che contare soprattutto sui rifugisti, sulla loro sensibilità e sul loro intuito (i ragazzi di oggi sono i frequentatori di domani), mentre ci auguriamo che anche le associazioni (la SAT come capofila) possano fin da inizio stagione promuovere verso le normali esigenze famigliari un’attenzione straordinaria (ma quante cose non sono state straordinarie in questi mesi”).

Sarà una prova del nove anche per il Trentino “amico della famiglia”, compresa la capacità dei Distretti Famiglia a “prendere quota”. Se in passato non è stato facile applicare la scontistica family a certe strutture ricettive, ora potremo fare un esame di riparazione fino a settembre, investendo sulle famiglie italiane al posto dei turisti stranieri. Ma il profitto lo vediamo già sui nostri sentieri: chi li percorre vi era stato accompagnato da ragazzo dai genitori o dagli animatori di oratorio.

Il rifugio è sì il nido degli alpinisti e il presidio delle terre alte, ma per un ragazzo e un bambino è una palestra all’aria aperta, dalla rugiada dell’alba all’enrosadira del tramonto: per allenarsi a osservare la natura, per imparare la fatica, per rispettare le regole delle case comuni.

Alle famiglie, dopo aver segnalato le cinque regole di Dolomiti Unesco, chiediamo di contribuire alla nostra campagna: dopo aver prenotato e goduto il rifugio, scriveteci com’è andata a redazione@vitatrentina.it affinché i vostri racconti invoglino altri a preparare lo zaino e i rifugisti a riempire le loro stanze di famiglie

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