Dalla Valsugana con le libere donne di Nyal

Si delinea il progetto di un “Centro delle donne” dove riunirsi e offrire occasioni di alfabetizzazione a bambine e ragazze

Nyal è un grande villaggio posto in una vastissima zona paludosa che durante la stagione delle piogge diventa inaccessibile. L’area è in Southern Unity, la zona del Sud Sudan dove a febbraio si è verificata una carestia causata anche da sette anni di guerra; interi villaggi sono stati distrutti dalle truppe governative e molta gente si è rifugiata alla periferia di Nyal, gli aerei di un’organizzazione umanitaria facevano cadere il cibo dall’alto. Le persone stavano ore e giorni, e fino a una settimana, ad aspettare il proprio turno sotto un sole cocente, tanti hanno dovuto ricorrere alle cure mediche per le ustioni e per la disidratazione. Le donne di Nyal hanno deciso di reagire ad eventi più grandi di loro e di costruire la loro capanna-scuola, per loro un sogno coltivato da anni. Com’è d’uso in questi posti, gli uomini lavorano alla struttura portante, le donne preparano la “malta” e intonacano le pareti.

Le libere donne di Nyal hanno trovato supporto e incoraggiamento in questa loro determinata e volitiva intrapresa in un piccolo gruppo di donne e uomini trentini dell’Alta Valsugana, sollecitati e convinti dall’esempio di Silvana Conci (abita a Nogarè di Pergine) che in passato ha trascorso vario tempo in Sud Sudan. Una collaborazione molto bella tra “mondi” diversi – tra persone diverse – in cui ci si riconosce reciprocamente nella semplice comune umanità. Si tratta di un arricchimento reciproco, un dare e avere che ha qualcosa di intenso che arricchisce interiormente e appaga. Per le donne di Nyal, poi, abituate a vivere in un contesto molto povero, il fatto che possano prendere in mano il futuro di loro stesse e delle loro famiglie è una rivoluzione copernicana, un capovolgimento di prospettiva che apre scenari inediti di scoperta e di crescita, individuale e comunitaria. Individuale perché queste donne, per lo più giovani, escono dal proprio isolamento ed è un acquistare gradualmente fiducia in se stesse che ha dell’incredibile, trovano autostima, sorrisi bellissimi. Comunitaria perché capiscono che fare le cose da sole è un conto, produce poco, farle insieme è tutta un’altra cosa, più bella e avvincente, moltiplica l’entusiasmo e le energie, è un riconoscersi ognuna nel destino dell’altra.

Si desidera costruire un “Centro delle donne” (ma non si deve pensare a grandi strutture, qualcosa di molto semplice ed essenziale, piccolo ma fondamentale. La semplicità di queste donne: una smisurata ricchezza!). Un posto dove potersi riunire, trovarsi; che possa servire da luogo per l’alfabetizzazione femminile, a cominciare dalle bambine e dalle adolescenti, per corsi di cucito e altro che può sorgere dalla loro iniziativa. C’è anche una scuola primaria, quella di Dhor Nyal, e l’aiuto a studentesse e studenti bisognosi; dista tre giorni di canoa da Nyal, non poco, andando verso Nord-est.

Anche con pochi euro si possono fare tante cose che servono davvero tanto. C’è una corrispondenza che ormai va avanti da diversi anni tra il fervente sodalizio di Pergine e dintorni e le donne di Nyal – e anche questo va nel segno della durata e del fatto che ci si crede davvero, c’è convinzione – e le donne africane ci tengono a sottolineare che le aiuta molto il fatto che altre donne le pensano, così non si sentono sole, si sentono più forti (è una sensazione bellissima, scrivono) , le gratifica molto, dà loro coraggio e stimolo a continuare.

In quell’area vasta e abbandonata c’è anche un presidio sanitario del Cuamm – Medici con l’Africa, che si aggiunge ad una presenza da molti anni delle missionarie e dei missionari comboniani. Silvana Conci, lo riconosce, avrebbe potuto fare poco senza di loro. Le donne sudanesi devono fare ore e ore di cammino a piedi o in canoa per raggiungere il centro sanitario. Quando la gente ti incontra saluta: “Male” che in Nuer significa “Pace”. “Jin a thin?”, “Stai bene?”. Se c’è vicinanza e solidarietà, crescita insieme e sorrisi bellissimi, manifestazione di una gioia dell’anima, allora sì, si sta bene.

Chi volesse conoscere meglio e con continuità questa bella realtà di sorellanza fra donne – assai distanti e molto vicine – può rivolgersi a Silvana: silvanaconci@gmail.com.

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