Torniamo dai martiri di una Chiesa viva

Sanzeno

Cosa significa per la nostra Chiesa “tornare a Sanzeno”, dove ritroveremo con l’Arcivescovo Lauro domenica 25 ottobre il richiamo della missione che in questa domenica 18 viene rilanciato nella Giornata Missionaria Mondiale?

L’ingegneria lo sostiene con prove indiscutibili: un edificio sta in piedi solo se ha solide basi. A dire il vero, è anche il buon senso che lo conferma; e lo constata anche il bimbo che in spiaggia si improvvisa impresario edile, forte del suo secchiello e della sua paletta. Anche il figlio del carpentiere di Nazareth fa appello a questo dato di fatto, per avvisare la sua gente che mettere in pratica la sua Parola o lasciarla tranquilla e inascoltata equivale a costruire una casa sulla roccia o sulla sabbia: le conseguenze sono tutt’altro che uguali, soprattutto quando cade la pioggia, straripano i fiumi e si abbattono venti impetuosi (cfr. Mt 7,24ss.).
Dalla difficoltà nessuno ci esonera, quindi: ma la Parola del Signore ci può mettere al riparo dalla sensazione di fallimento, di perdita, di inutilità della nostra testimonianza. “Tornare a Sanzeno” per rilanciare la missionarietà della Chiesa significa allora tornare alla pietra miliare della nostra storia e della nostra fede: a quei tre giovani che sul fondamento di Cristo hanno costruito la loro testimonianza e che a loro volta sono diventati fondamento per noi e per la chiesa di Dio che vive in Trentino. Tornare a Sanzeno significa ricordarci da dove siamo partiti: significa incontrare quei tre uomini, arrivati da noi con il bagaglio della loro speranza e della loro forza, significa incontrare Vigilio, che ha intuito immediatamente come da quelle ceneri sarebbe sorta la pianta nuova della chiesa; e ancora più significa incontrare Colui che in definitiva è il fondamento di tutto e che rende possibile una storia di vita in grado di intrecciare ancora oggi la fede con la carità. Sisinio, Martirio ed Alessandro sono martiri di una chiesa viva e unita: di una chiesa che quasi si ostina a credere nella sua unità di fondo, consapevole che la testimonianza degli uni e degli altri è la ricchezza che unisce Oriente ed Occidente più di ogni altra cosa. E tornare a Sanzeno significa anche prendere la rincorsa per ripartire. In un tempo sospeso forse come nessun altro mai, in un momento storico nel quale a farla da padrona è soprattutto l’incertezza, noi, come discepoli del Vivente, desideriamo condividere la nostra certezza: quella che ci fa credere come il Signore continui ad essere fondamento sicuro e continui a farci allargare gli orizzonti del cuore. Perché ciascuna e ciascuno di noi possa sentire l’appello a diventare testimone: proprio come Sisinio e Martirio ed Alessandro, come Vigilio, come tante donne e tanti uomini che hanno fatto e fanno tutt’ora della loro vita un dono per gli altri, una testimonianza di comunione, un gesto di carità. Qui e ovunque nel mondo.

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