Incontri di poesia e verità, padre Livio e lo scrittore laico

La copertina del libro di padre Livio Passalacqua edito da Vita Trentina

Lo spunto

Caro de Battaglia, pochi giorni fa padre Livio Passalacqua (che risiede a Gallarate per ragioni di salute, dopo esser vissuto per sessant’anni a Trento, a Villa S. Ignazio, di cui è stato fondatore) ha festeggiato il suo 95° compleanno.

Lo conosco dal 1973, quando per un certo tempo ospitò per le sue prove a Villa S. Ignazio, il Gruppo “Neruda” , sfrattato dopo cinque anni dal Centro ”Bernardo Clesio” . In un clima di riflusso e restaurazione, coraggiosamente, Padre Livio ci ospitò. Passarono molti anni e, 23 anni fa , Padre Livio, durante un incontro, mi chiese che cosa mi sarebbe piaciuto organizzare tra le tante iniziative ospitate a Villa S. Ignazio. Gli proposi un corso di poesia. Fu subito d’accordo. E sapeva benissimo che io, pur con il massimo rispetto per chi ha la fede, sono conosciuto come un laico di sinistra. E dimostrò la sua eccezionale apertura mentale facendomi quella proposta, dandomi carta bianca.

Cosi da 23 anni si svolgono quei corsi che sono unici in Italia anche perché stampano a fine corso un libriccino (in 35 copie numerate a mano) con le poesie tematiche dei corsisti e le raffinate prefazioni di padre Livio. Nella sua grande modestia, pari alla sua intelligenza, padre Livio un anno fa ha accolto l’idea di Vita Trentina di stampare un libro (l’unico che abbia pubblicato) dal titolo “Parole chiave”, con la prefazione del comune amico Vincenzo Passerini, che raccoglie oltre un centinaio di pezzi pubblicati su “Vita Trentina”. Leggo o rileggo di frequente qualcuno di questi capitoletti, scritti con un linguaggio straordinario, che con limpidezza, freschezza, attualità, trattano i temi più impegnativi. Soprattutto mi strappa l’ammirazione la sua capacità di spiazzarti senza mai avere l’aria di farlo. “Sei un volpone!” gli dico sorridendo. Tanto per fare un esempio, tra i moltissimi che si potrebbero citare, nel capitoletto “Dimenticare” (10 dicembre 2017), che ho appena riletto ieri, il nostro autore -“unico” non solo perché ha pubblicato un unico libro – scrive: “Benedetta quindi l’offesa perdonata ma non dimenticata. Coltiviamo il ricordo perché benefico oltre che inevitabile”. Padre Livio è di Trieste: Trento e Trieste dunque… Una grande fortuna per il Trentino quella di aver goduto per un lungo tempo il regalo di questo giovane gesuita di 95 anni.

Renzo Francescotti

Ci sembra simpatico e utile trasmettere questo breve scritto di Francescotti come un piccolo dono beneaugurante ai nuovi responsabili della città di Trento, e dei tanti Comuni dove le biblioteche pubbliche e le associazioni di volontariato – lettura, poesia, ascolto – costituiscono rifugi di resistenza contro la volgarità e la sfiducia.
Un segno, perché anche gli amministratori riflettano su ciò che è cultura vera, linfa che fa crescere una comunità e la predispone al futuro. Cultura, infatti, non è solo conoscenza, ma vocazione di apertura, ascolto, ricerca di verità.

La cultura non si costruisce sugli “eventi”, sui numeri dei grandi “show” mediatici, sul marketing forzato del territorio, ma cresce su parole che vanno al fondo dei silenzi (a volte degli abissi) personali, nelle piccole realtà quotidiane quando si saldano alle spiritualità universali. In questa ricerca ognuno è poeta, può esserlo, forse sa di volerlo diventare e Renzo Francescotti, nella sua esperienza di insegnante oltre che di scrittore, se ne è accorto. Di qui sono nati i corsi. E se ne è accorto Padre Passalacqua, consapevole – per le istruzioni del “suo” S. Ignazio e l’esperienza diretta avuta dopo il Sessantotto – che il mondo può salvarsi solo se prima cambiano “dentro” gli uomini e le donne, le persone prima delle leggi e delle istituzioni. E’ la coscienza interiore che deve rinascere, ed è per questo che la poesia non è un ornamento culturale, ma un passaggio civile essenziale in una comunità. Lo ricordava, nei primi anni del Novecento, il filosofo ortodosso e spiritualista russo Pavel Florenskij, citato recentemente da Repubblica in una pagina dell’ edizione napoletana, non a caso dedicata alla poesia dei suoi lettori. “La poesia è enigmatica – diceva Florenskji –racchiude cioè i misteri del tempo e della vita, perché è annuncio, non mera comunicazione. Ma cosa annuncia? Viene da dire la verità. E in ciò può sembrare sorella della religione (anche i vangeli sono annuncio) . Le unisce – poesia e religione – un gioco di veli, un’alternanza di luce e di ombra che accompagna parole di volta involta svelate, poi rivelate”. Svelare, rivelare, salvare forse … Ma non è un gioco, è una forma di conoscenza che va oltre il sapere.

Ecco perché padre Passalacqua aprì Villa S.Ignazio alla scuola di poesia di Francescotti. Ecco perché la poesia diventa al tempo stesso riscatto civile e spiritualità. Merita spazio e tempo in una comunità. Ed ecco perché l’”unico” libro di Padre Passalacqua, pubblicato (non a caso) da Vita Trentina resta una lettura da prendere in mano proprio in questi giorni di smarrimento, nei silenzi e nelle chiusure che preparano però una nuova stagione di vita. E di poesia.

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