La prima Comunità Laudato Si’ in Trentino: “I nostri obiettivi per una vera ecologia integrale”

Anche Trento ha la sua Comunità Laudato Si’. La prima nella nostra provincia è nata da poche settimane e si è presentata ufficialmente in occasione dell’incontro di lunedì 24 maggio “Laudato Si’: un equivoco?”, nel sesto anniversario della pubblicazione dell’Enciclica “verde” di Francesco. Che, appunto, ha ispirato la nascita di decine di queste associazioni libere e spontanee di cittadini, lanciate nel 2017 dalla Chiesa di Rieti e Slow Food.

“L’idea di mettere in campo qualcosa di concreto, raccogliendo le sfide lanciate dal Papa, è nata durante il lockdown e dopo 9 mesi di gestazione, pur con le difficoltà di trovarsi online, lo scorso 11 febbraio siamo nati ufficialmente”, ci racconta il referente della Comunità trentina, Michele Tomasi, 39 anni, insegnante di religione.

Tomasi, quattro anni dopo la nascita delle prime Comunità in Italia, da noi non c’era ancora nulla. Perché?

In Trentino abbiamo tante realtà impegnate – penso ad esempio al Biodistretto – ma credo manchi ancora una sensibilità verso il Creato e una riflessione puntuale su questi temi nella nostra Chiesa. Non dimentichiamo che questa Enciclica ci pone una domanda fondamentale: qual è il nostro posto? L’umanità si è sviluppata come dominatrice, lasciando da parte il tema della custodia, viviamo come se fossimo immortali, abbiamo perso completamente il senso del limite e questo si ripercuote in tutte le dimensioni della vita. Non sono semplici temi di ecologia, ma necessitano un approccio diverso, se davvero vogliamo capire in che modo Dio parla all’uomo attraverso il Creato. Riscoprire questo linguaggio è fondamentale oggi, anche per tornare a cogliere il senso della bellezza.

Concretamente, come si muoverà la nuova Comunità?

Credo che il primo passo che dobbiamo fare sia quello di far conoscere il più possibile l’Enciclica, facendo rete e tenendo alta l’attenzione su questi temi. Da una parte l’educazione, dall’altra far capire che, tutti, dobbiamo imparare nel pratico a lavorare sugli stili di vita. Prendo ad esempio la nostra Diocesi e mi domando: quanti oratori, quante strutture sono ecologicamente attente? Ecco, credo che vada dato un segnale anche da questo punto di vista.

Parlando di stili di vita si sente spesso però dire: “Io da solo non posso fare nulla”. E invece?

E invece i piccoli gesti quotidiani sono fondamentali, rappresentano il primo passo, che magari può anche non bastare, ma che comunque è il minimo indispensabile. Non cambierà nulla? Credo che ormai il singolo non possa più prescindere dal riflettere sul proprio stile di vita. Come diceva Gandhi, “se vuoi cambiare il mondo, comincia a cambiare te stesso”. Ma è proprio su questo che si trovano le resistenze maggiori.

Partendo dalla rinuncia è possibile costruire qualcosa di migliore. E rallentare non è poi così negativo.

Non mi piace parlare di rinuncia, ma piuttosto di sobrietà. Spesso il mondo cristiano è stato criticato per il fatto di predicare la povertà, disponendo di ricchezze. Ma la povertà evangelica è capire che bisogna avere un approccio sobrio: non è l’eccesso, che porta all’accumulo di cose, ma nemmeno il doversi spogliare di tutto.

Gli otti componenti della prima comunità Laudato Si’ in Trentino: da sinistra in alto, in senso antiorario, Marta Grassi, Daniela Langella, Maria Elena Rossetti, Michele Tomasi, don Cristiano Bettega, Andrea Brandalise, Silvia Scaramuzza e Matteo Conci

Altra montagna da scalare: il dovere di sensibilizzare anche sull’orizzonte temporale dell’emergenza.

Sapere che c’è poco tempo per risolvere i problemi ambientali è uno dei motivi per cui siamo qui. C’è un’urgenza che va colta e va trattata in un certo modo. Ma dobbiamo saperla legare alla speranza, perché l’urgenza da sola porta al catastrofismo e al pessimismo, mentre la speranza dà la forza di agire.

È tanto difficile, da educatore, parlare di ecologia integrale con i ragazzi?

I nostri giovani sono iperconnessi ma, paradossalmente, noto una evidente disconnessione con il mondo naturale, che ancora viene visto come qualcosa di diverso, separato. Questa è l’impostazione della cultura occidentale, in cui il soggetto essere umano vede la natura come un oggetto, che può usare a suo piacimento, non la calcola come un soggetto alla pari. C’è un passaggio bellissimo dell’Enciclica, invece, che ci ricorda come ogni creatura vivente abbia un messaggio da darci: e questa è una cosa straordinaria, un rovesciamento di prospettiva. Se chiedo quali sono le prime parole che Dio rivolge all’uomo, si pensa subito ai Dieci Comandamenti, dimenticando che la prima parola di Dio in assoluto riguarda il Creato, poi arriviamo anche noi.

Giovani in piazza per l’ambiente. Foto Gianni Zotta

Esistono però anche dei segnali positivi…

Il movimento “Fridays For Future”, ad esempio, ma, in generale, il sentimento che osservo anche nei giovani – anche i più attenti a questi temi – è la rassegnazione: manca una visione di speranza, che non è illusione dell’ ”Andrà tutto bene”. Da questo nasce un altro nostro obiettivo: andare oltre l’aspetto contemplativo della bellezza del Creato, avere uno sguardo critico-profetico: saper leggere la realtà, vedere cosa non funziona e lavorare per cambiare: è questa la speranza.

Tomasi, pensa che anche la politica vi potrà ascoltare?

La resistenza al cambiamento è fortissima: a scuola tra i ragazzi, tra i cittadini, per non parlare dei “piani più alti,” dove sono tanti gli interessi in campo. Basta guardare il Recovery Plan, che in effetti mi sembra un piano per le persone… del ricovero, anziché guardare alle nuove generazioni come suggerisce il suo nome, Next Generation EU, appunto.

In chiusura ribadiamo: riprendere in mano l’Enciclica “verde” è davvero importante. Anche perché il Papa vuole davvero parlare a tutti.

In uno dei passaggi a mio modo di vedere più belli di questo testo, Francesco scrive: “Tutto l’universo materiale è un linguaggio dell’amore di Dio, del suo affetto smisurato per noi. Suolo, acqua, montagne, tutto è carezza di Dio”: per chi è abituato a pensare alla religione esclusivamente come un qualcosa di spirituale, queste sono parole molto concrete. La Chiesa ha scritto tanti documenti meravigliosi, di una ricchezza incredibile ma che pochissimi conoscono; questa Enciclica non può finire in un armadio, in un archivio, non è solo per gli “addetti ai lavori”. Ha un’urgenza assoluta, va praticata. Casa comune, bene comune, il posto dell’essere umano, sono concetti chiave per un approccio integrale condiviso anche da persone lontane dalla Chiesa.

Michele Tomasi, portavoce della prima Laudato Si’ trentina
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