Ajna Jusic, nata da uno stupro durante la guerra in Bosnia Erzegovina, racconterà la sua storia a Trento, Mori e Bolzano

Ajna Jusic

“Ajna, come si chiama tuo padre?”. E’ stata la domanda che ha cambiato la mia vita, la domanda che ha fermato tutti i miei sogni, la domanda che mi ha fatto passare il desiderio di suonare la chitarra o dare un calcio ad un pallone. A quella domanda non riuscivo a dare una risposta”. Ajna Jusic, 28 anni, una laurea in psicologia alla facoltà di filosofia dell’università di Sarajevo, presidente dell’associazione “I bambini dimenticati della guerra”, ha saputo a 15 anni che sua madre era stata violentata. Lei era nata da quello stupro. Durante la guerra in Bosnia, tra il 1992 e il 1995, uno dei conflitti che ha fatto implodere la Jugoslavia, si stima, dati certi non ce ne sono, che tra le 25mila e le 50mila donne bosniache musulmane siano state violentate in massima parte da soldati serbi e serbo-bosniaci, e non solo, ma anche da militari dei Caschi blu dell’Onu e da operatori delle missioni umanitarie. Da quelle violenze sarebbero nati 2mila bambini. Pure in questo caso il condizionale è d’obbligo, lo stigma, la vergogna, prevalgono tuttora, nascondendo quella che è stata una realtà atroce i cui effetti si perpetuano nel presente di una terra ancora divisa etnicamente. Anche dall’Ucraina, invasa dalla Russia, arrivano testimonianze di stupri. 

Dai conflitti africani in corso fanno più fatica ad emergere. Ogni guerra registra questi abomini. Non ne è stata immune l’Italia, nella sua “esperienza” coloniale sotto il fascismo ma neanche quando arrivarono gli Alleati a liberarla dal nazi-fascismo i quali non furono estranei a questi crimini. Alcuni studi iniziarono ad approfondire il tema, il film “La ciociara” di Vittorio De Sica, tratto dal romanzo di Alberto Moravia, l’aveva già impresso anni fa. Per la Jugoslavia, “Il segreto di Esma”, della regista bosniaca Jasmila Zbanic (autrice del recente “Quo Vadis, Aida?” sul genocidio di Srebrenica), vincitore dell’Orso d’oro al festival di Berlino nel 2006, fa riemergere il rimosso, gli stupri etnici degli anni Novanta.

Ajna Jusic, che abbiamo raggiunto per posta elettronica a Sarajevo, sarà in Trentino e in Alto Adige, tra Mori, Trento e Bolzano, a fine aprile per una serie di incontri pubblici. “L’associazione che presiedo, fondata nel 2015 e alla quale aderiscono una quindicina tra bambini oggi adulti e che ha come partner madri sopravvissute agli stupri, ha gli obiettivi – sottolinea Jusic – del riconoscimento legale e sociale delle vittime nate dalla guerra. Chiediamo integrazione, assistenza psicologica e sanitaria, alloggio assistito e il diritto di stabilire la paternità nei casi in cui la madre sappia chi è l’autore del reato. Ora siamo lasciati soli dallo Stato nell’affrontare il trauma, subiamo discriminazioni e gli autori degli stupri restano in massima parte ancora impuniti”.

Concretamente, come vi state muovendo? “Come associazione abbiamo scritto un disegno di legge per il riconoscimento legale dei bambini nati dalle violenze che è all’attenzione delle autorità politiche della Bosnia Erzegovina. Anche questa normativa potrebbe rappresentare una tappa verso un processo di riconciliazione, una forma di giustizia di transizione di cui il mio Paese ha estremo bisogno”.

(si ringrazia per la collaborazione Eduard Cucek)

LE SERATE

Ajna Jusic sarà a Mori mercoledì 27 aprile all’Auditorium del paese, dalle ore 20, per dialogare con Marco Abram, ricercatore dell’Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa. “Nel nome del padre” il titolo della serata promossa dal Gruppo Bosnia Mori e dal Comune moriano.

Organizzato dall’Arci, il giorno dopo (giovedì 28 aprile) la presidente dell’associazione “I bambini dimenticati della guerra” sarà a Trento per un incontro al Café de la Paix, in passaggio Osele (laterale di via Suffragio), alle ore 18.30.

Venerdì 29 tappa a Bolzano (organizza l’Arci del capoluogo altoatesino), al Centro per giovani “Pippo” del parco Petrarca, sul lungo Talvera, alle ore 20. Inoltre, giovedì mattina Ajna Jusic visiterà a Rovereto la Campana dei caduti dove sarà accolta dal reggente Marco Marsilli mentre venerdì mattina, a Bolzano, incontrerà gli studenti dei licei Pascoli e Torricelli.

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