I miei studenti, un arcobaleno

Ogni sera mi addormento cullata dal suono della mia amata lingua italiana parlata con inflessioni, cantilene, pronunce che provengono da ogni parte del mondo.

I miei studenti sono un arcobaleno di culture, io insegno loro l’italiano e loro mi insegnano che si può vivere assieme, nonostante le mille differenze, in colorate e spesso caotiche giornate di scuola. Portano in aula i loro vestiti tradizionali, i profumi dei loro cibi e spesso nei loro occhi leggo la paura di non essere accettati, le angosce per il futuro, la nostalgia per la terra e la famiglia che si sono lasciati alle spalle.

Tante lingue, i primi giorni d’autunno, difficile far capire anche i concetti più semplici: come ti chiami, da dove vieni, questa è una penna, io sono la tua maestra.

E poi via via l’arabo, il cinese, l’urdu, il russo, lo spagnolo scivolano dolcemente nella lingua italiana e io rabbrividisco di gioia quando vedo i miei studenti fermarsi dopo la lezione a parlare per organizzare un caffè al bar o una visita in biblioteca. Senza più le barriere linguistiche, senza imbarazzi né timore, qualche inciampo certo, la strada è lunga, ma il ghiaccio è rotto.

Imparano a essere cittadini italiani senza perdere la bellezza della loro origine.

Quando le parole in italiano cominciano ad affiorare, mi raccontano dei loro Paesi, giriamo assieme tutto il mondo e la sera ritorno a casa stanca, mi sembra di aver macinato i chilometri. Mi raccontano delle loro odissee per arrivare in Italia. Mi raccontano, e che fatica ascoltarli e capirli, della difficoltà con i documenti, con l’alloggio e con la ricerca del lavoro.

Qualcuno sta cercando le radici della lontanissima famiglia, magari il bisnonno era trentino, e vuole imparare l’italiano per allacciare un tenue legame con il passato.

Qualcuno ama così fortemente il nostro idioma da aver attraversato gli oceani per arrivare fino a qui e impararlo sul posto, soprattutto giovanissimi studenti.

Qualcuno non è mai andato a scuola, scopre il fascino della scrittura, e come un bimbo esulta quando riesce a decifrare una lettera, a leggere una parola. è sempre un’emozione forte, per me, nonostante 40 anni passati dentro le aule di scuola.

Non passerà mai e mi commuove ancora.

A scuola finita gli abbracci sono tanti e scende anche qualche lacrima. Ma sono più ricca, ogni anno più ricca.
Non sulle spalle porto il peso delle vite dei miei multicolori studenti, ma dentro il cuore, e i loro nomi, spesso così difficili da pronunciare, sulle mie labbra sgorgano piano, come una dolcissima ninna nanna dentro la quale mi perdo lentamente.

Lucia Oss è insegnante alfabetizzatrice d’italiano L2 al Centro Eda di Trento

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