Il telescopio sull’universo parla di noi

Le piccole stelle nella Nebulosa della Carena in uno degli scatti divulgati dalla NASA

Le meravigliose immagini di galassie, nebulose, stelle e pianeti che hanno popolato gli schermi di milioni di telefoni e computer martedì 12 luglio rappresentano l’inizio dell’avventura esplorativa del James Webb Space Telescope (JWST), il più grande telescopio mai lanciato nello spazio, e allo stesso tempo la conclusione di un travagliato processo di costruzione durato oltre vent’anni. La comunità astrofisica internazionale ha visto divenire realtà ciò che è stato prima idea, poi progetto, infine, da un certo punto in poi, quasi ossessione.

Se infatti la missione è stata approvata nel 1996, con il lancio nello spazio previsto inizialmente nel 2007, la costruzione del telescopio si è rivelata una sfida molto più complessa rispetto a quanto preventivato. In tutto, JWST è costato poco più di 10 miliardi di dollari: una cifra che suona senza dubbio enorme, specie se pensiamo che si tratta di denaro pubblico; ma da mettere in prospettiva pensando che si tratta solo dello 0,2% del bilancio annuo del governo statunitense. Finalmente, il giorno di Natale del 2021 JWST è partito per il suo viaggio nello spazio.

Una volta uscito dall’atmosfera terrestre, il telescopio si è diretto a un milione e mezzo di chilometri dalla Terra, in un punto del cosmo relativamente protetto da meteore e altri pericolosi detriti cosmici. Terminati tutti i controlli del caso, finalmente JWST ha cominciato la sua missione; esplorare angoli di universo fino a quest’oggi inaccessibili, vuoi perché lontanissimi, vuoi perché invisibili ai nostri occhi (così è infatti la luce infrarossa che gli strumenti a bordo di JWST riescono a vedere) come ai telescopi di generazioni precedente.

JWST è stato pensato, sviluppato e finanziato principalmente dalla NASA, l’ente spaziale statunitense, come ha rivendicato con orgoglio il presidente USA Joe Biden nella conferenza stampa di lunedì sera; ma questo nuovo sguardo sul cosmo non è un merito esclusivamente statunitense. In particolare, l’Unione Europea ha dato un apporto decisivo, mettendo a disposizione il razzo Ariane 5, che ha avuto io compito delicatissimo di decollare dalla Guaiana Francese per portare nello spazio JWST. E internazionale è la comunità di ingegneri e astronomi che hanno lavorato alla missione e che ora si dedicheranno all’analisi dei dati che JWST raccoglierà.

Tutte le immagini, tutta la conoscenza che JWST ha cominciato a regalarci appartengono dunque alla collettività: ci ricordano che cosa sappiamo fare quando mettiamo da parte egoismi e meschinità, piccole e grandi, e volgiamo lo sguardo verso l’alto per sognare, immaginare, comprendere.

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