Alzheimer, ecco il progetto che aiuta gli operatori a capire le difficoltà dei pazienti con l’intelligenza artificiale

Il guanto che permette di far capire come si sentono gli anziani con problemi di articolazione

Tutto può partire anche da un semplice oggetto, da un guanto che, una volta indossato, simula i problemi di articolazione di cui soffrono molti anziani.

In questi giorni il Gruppo Spes di Trento, che gestisce residenze per anziani, servizi semiresidenziali e domiciliari, ha svolto la prima sperimentazione di un progetto che aiuta a trovare nuovi approcci per curare e trattare Alzheimer, demenza senile e altri deficit cognitivi. L’iniziativa ha rilievo europeo – è finanziata da Erasmus+ – e si chiama “Intense”. È stata realizzata grazie al capoprogetto Social IT – società informatica e di consulenza – e tre università europee di Dublino, Maastricht e Halle Wittenberg.

Il seminario si è concluso oggi, mercoledì 7 settembre, e come spiega Italo Monfredini, direttore generale di Spes, “è parte di un progetto internazionale con partner europei che ha lo scopo di inserire la tecnologia nelle buone pratiche che riguardano la cura delle persone affette da demenza”.

Come si svolge questo percorso? “I partecipanti sperimentano delle esperienze che abbiamo creato attraverso vari strumenti – afferma Marianna Riello, psicoterapeuta e ricercatrice – per simulare sintomi cognitivi della demenza e di altre malattie molto comuni legate all’invecchiamento. In questi giorni abbiamo cercato di far fare più esperimenti possibili a tutti coloro che hanno a che fare con la demenza, per una questione personale o lavorativa, per cercare di far capire loro cosa si prova ad avere questi sintomi cognitivi: deficit percettivi, deficit di memoria, di orientamento. Vengono utilizzate una serie di sperimentazioni hi-tech, film, realtà virtuale e altri strumenti, come guanti e occhiali che mimano i deficit percettivi, per farci capire come si sente il paziente, quindi per farci entrare nella sua vita”.

L’intelligenza artificiale offre degli strumenti per simulare i sintomi della demenza senile e dell’Alzheimer

L’intenzione è quella di coinvolgere sempre più professionisti del settore, perché “Intense” è un progetto che verrà replicato. “L’obiettivo finale è di arrivare a una cura migliore per i disturbi cognitivi – prosegue Riello -, ad esempio nel caso dell’Alzheimer, in cui anche chi è affetto dalla malattia possa sentirsi più a suo agio e di conseguenza mantenere più a lungo, se non addirittura migliorare, la sua capacità cognitiva. I partecipanti del training sono coloro che lavorano nel campo della demenza. Non solo sanitari come neurologi, geriatri, infermieri ed operatori, ma anche il personale amministrativo che lavora nelle residenze sanitarie”.

Tra gli strumenti messi a disposizione dei partecipanti c’è appunto anche uno speciale guanto “che – spiega Valentina Conotter di Social IT – simula e permette di capire ai ‘soggetti sani’ le difficoltà che hanno persone affette da demenza o da Alzheimer nel compiere gesti di vita quotidiana. Difficoltà dovute alla chiusura delle articolazioni o a problemi di nervi”.

I partner del progetto, accanto al Gruppo Spes di Trento, sono l’azienda capoprogetto di software Social IT e le Università di Dublino (Irlanda), Halle Wittenberg (Germania) e Maastricht (Olanda). INTENSE – acronimo di Improving demeNtia care Through Self-Experience – è un progetto europeo ERASMUS+ nato con l’obiettivo di educare, equipaggiare e formare i professionisti sanitari e sociali per supportare e prendersi cura al meglio delle persone affette da demenza attraverso approcci di apprendimento innovativi.

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