Valdastico, le opposizioni dopo la variante Pup: “Non è una soluzione”

Fa discutere l’ultima variante introdotta al PUP (Piano Urbanistico Provinciale), con una delibera approvata venerdì scorso dal vicepresidente della Provincia di Trento Mario Tonina, sull’ambito di connessione Corridoio Est.

La variante, analogamente al documento preliminare del 2021, non contiene previsioni infrastrutturali, ma introduce come principale novità “l’ambito di connessione”. “Si capovolge l’ottica di valutazione – ha spiegato Tonina in conferenza stampa venerdì -: è il territorio ad essere al centro dell’esame di qualsiasi progetto infrastrutturale possa interessarlo, comprese le iniziative che possono bussare alla porta del Trentino come l’ipotesi di allacciamento A31 Valdastico nord con l’A22”.

Un primo commento è arrivato da Simone Marchiori, segretario politico del Patt: “Nella soluzione che si fa strada con l’ultima variante introdotta al PUP – ha precisato in una nota – si cerca di dare risposta ad un altro eventuale bisogno (benché finora non siano presentati dati e studi in tal senso): quello di dare sbocco alle aziende della Vallagarina verso il Vicentino, attraendo turisti verso l’Alto Garda (ma dimenticando il turismo di Levico, Caldonazzo e del Lagorai). Non si fa cenno, tuttavia, al modo in cui il percorso ipotizzato potrebbe beneficiare una zona letteralmente soffocata dai gas di scarico come la Valsugana. Anzi, pure gli industriali vicentini hanno dichiarato l’inutilità del progetto per i loro interessi. La loro presa di posizione, che costituisce una vera e propria tegola per i sostenitori del progetto con uscita a Rovereto Sud, dovrebbe far riflettere e non portare a tirare dritti per la propria strada”.

A mancare, secondo il Patt, sarebbe anzitutto il requisito della sostenibilità economica: “Un investimento di quell’entità (si parla di svariati miliardi di euro) per essere sostenibile deve necessariamente portare beneficio ad entrambi i territori coinvolti (quindi sia Trento che Vicenza) – scrive Marchiori -, cosa che attualmente non sembra essere in grado di fare. In secondo luogo, deve essere ambientalmente sostenibile, limitando al minimo l’impatto sui territori, obiettivo che il progetto non sembra assolutamente perseguire, sia per quanto riguarda le falde acquifere (la sorgente delle Spino disseta letteralmente Rovereto e un buon numero di comuni lagarini) sia per i viadotti con cui andrà a distruggere i comuni del Leno”.

Dopo l’aspetto economico ed ambientale, il problema sarebbe anche il mancato coinvolgimento della popolazione, sottolinea il Patt, che precisa di essersi “sempre opposto all’uscita della Valdastico in Vallagarina” dicendo anche che “continuerà a farlo”. “Un progetto di questo tipo – aggiunge Marchiori – deve essere condiviso anche dalla popolazione e se è ben vero che la logica NIMBY porta a scagliarsi contro ogni opera pubblica, la proposta del PUP scontenta non solo le comunità dell’area in cui l’arteria stradale andrà a sbucare, ma pure quelle che da questa strada si aspettano un miglioramento delle loro condizioni, come la Bassa Valsugana”.

A parlare di danni ambientali è anche la consigliera provinciale dei Verdi Lucia Coppola: “Vorrei ricordare al Presidente – scrive in una nota – che sono decenni che si discute di Valdastico. Il no ideologico a cui allude il Presidente sarebbe quello emerso dai consigli comunali che rappresentano 315.000 cittadini del territorio provinciale, dai tantissimi cittadini che hanno detto no al referendum informale sulla Valdastico (1.584 residenti di Terragnolo, Trambileno e Vallarsa su 2.899 aventi diritto hanno votato per il no). Impatto ambientale e idrogeologico? Pensiamo a ciò che comporterà la costruzione di gallerie, viadotti, al fatto che l’ autostrada consumerebbe molto terreno in un’area montana ristretta in cui il continuo consumo del suolo arreca danni rilevanti anche al paesaggio”.

“Il reale pericolo di intercettazione delle falde acquifere sotto il Pasubio – conclude Coppola -, fondamentali per l’approvvigionamento idrico: a rischio sarebbero la sorgente Spinto e la sorgente Molino. Per non parlare delle cavità carsiche all’interno delle rocce che in caso di perforazione non sarebbero particolarmente sicure. Non sottovalutiamo la distruzione dei corridoi faunistici che aumenterebbero i rischi per i veicoli di investire animali per strada. Non ultimi i costi: 3,345 miliardi di euro. Un altissimo prezzo da pagare per risparmiare 20 minuti di strada per poi intasare come in un imbuto l’Autobrennero. Tutto questo mentre si continua a parlare di transizione ecologica e tutela dell’ambiente. Entro il 2050 secondo gli accordi sottoscritti dall’Italia con l’Ue si dovrebbero dimezzare le emissioni inquinanti derivanti in gran parte dal trasporto privato. La Valdastico è una soluzione? Direi proprio di no”.

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