Candriai, dal cedro vandalizzato è nata un’arca di Noè. Con gli animali alpini…

L’Arca Alpestre, nella “conca” di Candriai, di fronte all’Hotel Posta

Sull’arca ci sono i “nostri” animali, dall’orso al cervo, dal gufo al camoscio, fino all’aquila che sembra essersi appena appollaiata a prua. Perfino due chioccioline.

Si chiama “Arca Alpestre” ed è la nuova scultura che da qualche mese sta attirando l’attenzione di chi sale a Candriai o transita davanti all’Hotel Posta per proseguire verso Vason e le Viote. A realizzarla sono stati lo scultore Egidio Petri e cinque suoi allievi, ricavandola dal legno del cedro secolare che, con la sua ombra, rinfrescava quanti si fermavano a dissetarsi alla fontanella, magari dopo esservi arrivati in bicicletta.

L’albero era stato danneggiato da un atto vandalico e doveva essere abbattuto ma non ci sembrava giusto che finisse tutto così. Così abbiamo pensato di ricavarne una scultura simbolica”, racconta Giulia Degasperi, presidente della Circoscrizione Sardagna, che ha lanciato l’idea: “Con quest’opera vogliamo ribadire l’importanza di rispettare e salvaguardare il Creato. Il messaggio che vogliamo far passare è che sì, questi animali devono essere salvati, ma poi, se rispettiamo la biodiversità, saranno loro a salvare noi. Inoltre l’arca è sorretta simbolicamente da una colonna d’acqua, bene unico e prezioso che dobbiamo difendere e non sprecare”.

Egidio Petri e i suoi allievi al lavoro, tra settembre e ottobre

La scultura è stata realizzata tra settembre e ottobre, direttamente sul posto. Non è stata ancora inaugurata ma, assicura Degasperi, il taglio del nastro avverrà nei prossimi mesi. “Non abbiamo pubblicizzato molto l’iniziativa ma sono già state diverse le persone che, incuriosite, hanno chiesto informazioni al vicino albergo: per questo, a breve, posizioneremo una targa che racconti il significato dell’opera con i nomi di chi l’ha realizzata”.

Gli animali che spuntano dall’arca sono in cirmolo e li ha realizzati Egidio Petri nel suo laboratorio. “Quella nell’arca assieme a Noè e sua moglie è la nostra fauna alpina. Ci sono anche il corvo e la colomba, come vuole la tradizione”, spiega lo scultore. “Quest’arca vuole essere un monito, ma anche un ricordo di quella pianta che non c’è più e del vuoto lasciato che andava riempito: lo abbiamo fatto con una scultura unica nel suo genere, che certamente caratterizza il parco che la ospita. Un’opera importante, imponente, nata dal lavoro di squadra, da chi ha lanciato l’idea e l’ha sostenuta, per arrivare al vero e proprio simposio durato un paio di fine settimana che ha visto coinvolte persone che condividono la stessa passione. Senza dimenticare – conclude Egdio Petri – la professionalità dei forestali che hanno eseguito un taglio non semplice, posizionando poi l’arca a due metri e mezzo di altezza”.

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