Gesù ci insegna la pazienza del Padre

Illustrazione di Fabio Vettori

23 luglio 2023 – XVI domenica TO A

Sap 12,13.16-19; Rm 8,26-27; Mt 13,24-43

«Lasciate che il grano e la zizzania crescano insieme fino al momento della mietitura». Mt 13,30

Come già domenica scorsa, l’immagine del seme e della semina costituisce il nucleo centrale del vangelo che ci viene proposto. E ancora una volta alla parabola narrata da Gesù in pubblico segue un’interpretazione allegorica riservata (secondo l’evangelista) ai discepoli. I protagonisti della parabola sono: un seminatore che semina buon grano, il suo nemico che semina zizzania, i servi del seminatore e i mietitori. Ancora una volta colpisce l’atteggiamento del seminatore che non sembra preoccuparsi più di tanto della presenza di zizzania nel suo campo, mentre se ne preoccupano ansiosamente i suoi servi. Nel seminatore prevale la certezza fiduciosa che, dove lui ha seminato, l’azione del Nemico non può comunque mai prevalere: il Regno di Dio nella storia si realizzerà comunque, nonostante tutte le azioni avverse e sabotatrici del Maligno. Nei servi appare invece forte il timore perché, accanto ai segni del Regno, ci sono anche i segni dell’Anti-Regno; accanto ai segni del Cristo, ci sono i segni dell’Anti-Cristo, che subito risvegliano nel cuore dei discepoli la paura del fallimento.

Nella spiegazione allegorica l’accento si sposta sulla pazienza di Dio. Proprio perché sa che la realtà non gli può sfuggire di mano, Dio non ha fretta di giudicare. Inoltre, nel corso della vita anche i “cattivi” si possono convertire da zizzania in grano buono, come commenta un ragazzo del riformatorio che riflette su questa parabola nel “Vangelo secondo Barabba” (LDC, 1974). È a questo che mira tutta la predicazione di Gesù che viene a curare i malati e non i sani, che è disposto a cercare i perduti. La parabola del grano e della zizzania ci aiuta a vivere il periodo storico e la situazione ecclesiale attuali in modo fiducioso. Come cristiani inseriti nella storia sappiamo che il Regno di Dio si realizzerà nonostante la continua azione diabolica di sabotaggio. Non siamo degli ottimisti ingenui ma nella Pasqua di Gesù abbiamo ricevuto in dono la speranza. Conosciamo anche l’azione del diavolo e ne riconosciamo gli effetti ma siamo certi che non prevarrà sull’azione di Cristo.

A livello ecclesiale sappiamo che nelle nostre comunità e anche nella Chiesa universale c’è di tutto, ci sono gli impegnati assidui e generosi, ci sono i pigri e ci sono perfino i sabotatori. Sappiamo che nella Chiesa c’è chi si spende in silenzio fino a dare la vita e c’è chi ne fa di tutti i colori. Ciononostante, non ci dobbiamo lasciar prendere da un malinteso zelo che vorrebbe una Chiesa tutta di puri. Se Dio è paziente quale diritto abbiamo noi di diventare impazienti? Le parabole di questa domenica sono allora occasione di riflessione per tutti noi: vescovi, parroci, membri dei consigli pastorali, catechisti, responsabili di comunità religiose e movimenti ecclesiali, semplici parrocchiani… In ognuna delle nostre realtà c’è grano buono e zizzania, questo non ci deve stupire né scandalizzare e dobbiamo evitare la tentazione di volerci sostituire a Dio nell’anticipare l’ora del giudizio finale, proprio perché anche la zizzania potrebbe trasformarsi in grano buono!

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