GMG di Lisbona, martedì 2 agosto la Festa degli italiani. Don Ciotti: “Ragazzi e ragazze, c’è bisogno di voi”

È finalmente il giorno di toccare Lisbona, mercoledì 2 agosto, per i 250 giovani trentini in Portogallo per la GMG. Dopo la catechesi del mattino e il pranzo, messo a disposizione dalla comunità ospitante di Arranhó, ed un momento di pausa trascorso chi riposando, chi sistemando le proprie cose, i 5 pullman si sono diretti verso la capitale portoghese.

Grande l’entusiasmo fin dall’arrivo in città, nel suggestivo scenario del Passeio Marítimo de Algés (Oeiras), con alle spalle il fiume Tago pronto a confluire nell’oceano. Lì, i ragazzi trentini si sono subito mescolati con le migliaia di coetanei che, da tutta Italia, hanno invaso Lisbona, mentre cori, canti e l’inno nazionale faceva da sottofondo alle decine di bandiere tricolori mosse dal vento, accompagnando le delegazioni verso l’immensa arena dove in serata si sarebbe svolta la Festa degli italiani.

Per ingannare l’attesa, intanto, alcuni gruppi si sono mossi alla scoperta della zona, sorprendendosi nell’incontrare la carovana di automobili con papà Francesco a bordo, che nel pomeriggio ha attraversato la città per alcuni incontri istituzionali.

Quindi la festa, con ben 64827 ragazzi e ragazze pronti a ballare, cantare ma anche riflettere, grazie agli interventi degli ospiti che si sono susseguiti sul palco.

Tra di loro, l’insegnante e scrittore Enrico Galliano, che ha citato Jung. “Jung diceva ‘Meglio cadere cercando di volare che restare fermi cercando di non cadere’. Non fate il mio stesso errore, non buttate via la palla al decimo palleggio”, ha detto dopo aver raccontato quando, da piccolo, si scoraggiava perché vedeva che i suoi compagni di classe riuscivano a palleggiare meglio di lui.

Ha portato la sua testimonianza ai giovani anche don Luigi Ciotti, fondatore del gruppo Abele. “Ragazzi e ragazze, c’è bisogno di voi, portatori di una nuova linfa”, ha detto don Ciotti, che ha citato due riferimenti, due guide: il Vangelo e la costituzione, “la testimonianza cristiana e la responsabilità civile. Occhio – ha aggiunto – che il Vangelo e la costituzione non diventino soprammobili lasciati lì”. Don Ciotti ha lanciato un invito: “Dobbiamo essere più radicali, osare di più, avere più coraggio. Radicalità vuol dire dare alla speranza la forza dell’impegno“. Impegno anche verso i più poveri, e qui don Ciotti ha fatto l’esempio della formica che, “a differenza di noi, ha due stomachi. Il primo lo usa per alimentarsi, ma il secondo, quando torna nella sua casa, lo usa per quel cibo che ha messo da parte per le formiche più fragili, più deboli. Dobbiamo essere capaci anche noi di avere uno stomaco per andare incontro agli altri”.

Ai giovani, don Ciotti ha augurato anche “tanta solitudine, perché è nella solitudine che scopriamo le nostre emozioni, i nostri stati d’animo. La solitudine è relazione con la vita, l’isolamento è fuga dalla vita”.

Presente anche il cardinal Matteo Maria Zuppi, vescovo di Bologna e presidente CEI, che alla fine della festa ha detto: “Credo che tutti noi in questi giorni ci stiamo allenando a imparare ad amare Gesù, a essere protagonisti”.

C’è stato uno scambio di doni tra i giovani italiani e i giovani portoghesi. Oltre al cardinale Zuppi, c’era anche monsignor Giuseppe Baturi e il vescovo ausiliare di Lisbona, monsignor Américo Manuel Alves Aguiar.

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