“Né in Alto Adige, né in Trentino, né altrove”, un appello contro l’apertura dei CPR

Ph: Cristian Gennari/Siciliani

Mercoledì 20 settembre alle ore 20.00 allo Spazio autogestito 77, in via Dalmazia 77 a Bolzano, si terrà un’assemblea pubblica contro la paventata apertura in regione di due Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR), uno in provincia di Bolzano, l’altro in quella di Trento, come annunciato dal presidente della Provincia Autonoma di Bolzano, Arno Kompatscher.

Rifiutiamo qualsiasi ipotesi di apertura di uno o più centri di detenzione amministrativa (o centri di espulsione) per le persone migranti senza titolo di soggiorno. I CPR sono centri in cui qualsiasi diritto viene cancellato. Dietro quelle mura sono nascosti abusi reiterati che portano le persone ad atti quotidiani di autolesionismo e a tentativi di suicidio. Le morti all’interno dei CPR sono, ad oggi, più di trenta”, denuncia una lunga serie di associazioni e realtà attive nell’accoglienza in Regione come l’Assemblea Antirazzista Trento, il Centro Pace ecologia e diritti umani di Rovereto, Liberalaparola, Unione Popolare del Trentino e Centro Sociale Bruno, secondo le quali, “i CPR sono definiti dei lager per le condizioni di oppressione e non sono altro che luoghi di controllo, segregazione e tortura di essere umani, i quali hanno come unica “colpa” quella di essere privi di un permesso di soggiorno. Molte inchieste giornalistiche e report di associazioni e collettivi, le stesse relazioni del Garante nazionale dei detenuti, hanno messo in luce che i CPR sono strutturalmente incompatibili con i diritti umani, caratterizzati da innumerevoli violazioni di quei diritti inviolabili di cui all’art. 2 della Costituzione (diritto alla difesa, alla salute, a una vita dignitosa, alla libertà di comunicazione con l’esterno). Oltre a tutto questo, diversi servizi televisi e l’inchiesta di Altreconomia “Rinchiusi e sedati: l’abuso quotidiano di psicofarmaci nei CPR italiani” (https://altreconomia.it/rinchiusi-e-sedati-labuso…/) hanno confermato l’uso abnorme e senza controllo di antiepilettici, antipsicotici e antidepressivi”.

Per i promotori dell’iniziativa, inoltre, i CPR “sono una spesa a carico della collettività che arricchisce enti gestori privati senza scrupoli e improbabili multinazionali. Secondo il rapporto “L’affare Cpr. Il profitto sulla pelle delle persone migranti” di CILD (https://wp-buchineri.cild.eu/…/06/ReportCPR_2023_2rev.pdf), nel periodo 2021-2023 le Prefetture hanno bandito gare d’appalto per un costo complessivo di circa 56 milioni di euro finalizzate alla gestione dei 10 CPR presenti in Italia, cui vanno ancora sommati ingenti costi relativi alla manutenzione delle strutture e delle forze dell’ordine. Nel periodo 2018-2021 i costi di gestione (anche questi parziali) sono stati di 44 milioni. Sono risorse sottratte al welfare e ai progetti di inclusione sociale e di regolarizzazione che sono l’unica vera alternativa all’abbandono e alla segregazione razziale”.

La presenza di persone senza documenti e quindi “irregolari” va sanata con politiche volte alla regolarizzazione, abolendo la legge Bossi-Fini e tutti quei decreti “sicurezza” che hanno precarizzato lo status giuridico delle persone migranti, che le hanno rese irregolari e maggiormente a rischio di marginalizzazione. Infine, l’idea di realizzare un CPR al fine di reprimere episodi di criminalità risulta, oltre che illogica, fuorviante. Le persone trattenute sono spesso sottoposte a trasferimenti tra centri, per cui non di rado chi viene fermato senza documenti in una regione si trova ad uscire dal CPR in una regione differente, senza alcun punto di riferimento sul territorio.

“Anche se buona parte dell’opinione pubblica, condizionata e impaurita da campagne mediatiche mistificatorie, giustifica ed accetta tutto questo, considerandolo come il male minore, vogliamo continuare a sostenere i valori dell’accoglienza e della solidarietà tra persone e la necessità di ripensare le politiche nazionali ed europee in tema di immigrazione per allargare il diritto fondamentale alla libera circolazione anche ai cittadini non comunitari. Sosteniamo, perciò, l’emersione dal “soggiorno in nero” con un’interpretazione estensiva del diritto e con l’introduzione di un meccanismo di regolarizzazione per ogni singolo cittadino straniero già presente in Italia”, conclude l’appello delle associazioni firmatarie, la cui lista è in continuo aggiornamento:

(In aggiornamento)
Bozen Solidale
Centro Sociale Bruno
Spazio autogestito 77
Collettivo Mamadou
CucinaCultura
Assemblea Antirazzista Trento
Scioglilingua Bolzano
Sinistra die Linke
Repair Café Bozen-Bolzano
LasciateCIEntrare
Mai più lager – NO ai CPR
RetedeiDiritti Dei Senza Voce
Ambiente e Salute – Umwelt und Gesundheit
Unione Popolare ALTO ADIGE
SOS Bozen
Collettivo Rotte Balcaniche Alto Vicentino
LINX
ANPI Alto Adige Südtirol
2-Rxst
OMAS GEGEN RECHTS – Bozen
Verdi Grüne Vërc
XR.BZ Extinction Rebellion South Tyrol
Rifondazione Comunista del Trentino
Liberalaparola
Onda
Unione Popolare del Trentino
Centro Pace ecologia e diritti umani di Rovereto
Rifondazione Comunista Lombardia
Parallelo Palestina

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina