Negata l’autorizzazione a entrare nella Casa Circondariale di Trento a Piergiorgio Bortolotti. È persona “non gradita”

La Casa Circondariale di Spini di Gardolo

La direzione della Casa Circondariale di Trento, a Spini di Gardolo, ha deciso di non rinnovare per il 2024 l’autorizzazione a entrare in carcere a Piergiorgio Bortolotti, volontario da dieci anni. Figura molto nota a Trento per il suo prolungato servizio alla cooperativa Punto d’Incontro a servizio delle persone senza dimora, Bortolotti si occupava in particolare della redazione della rivista “Non solo Dentro”, nata con il sostegno dell’Apas e da alcuni anni distribuita insieme al settimanale Vita Trentina.

A darne notizia sulla sua pagina Facebook è stato lo stesso Piergiorgio Bortolotti, con un post dal titolo “Non gradito”. “Dopo dieci anni di onorato servizio (si fa per dire, per usare un concetto abituale), termino la mia presenza come volontario dentro il carcere di Trento”, ha scritto. “Non mi è stata rinnovata l’autorizzazione ad entrare in carcere per il 2024. Sono stato messo alla porta dalla Direzione del carcere perché ritenuta persona ‘ostile’. Tutto nasce dalla pubblicazione di alcuni articoli critici di detenuti (sono stato ritenuto l’ispiratore?) che in quanto referente avrei dovuto censurare?”.

Bortolotti precisa poi di non volerne fare “una questione personale” e auspica che il progetto della rivista “possa continuare ad essere, come abbiamo sempre voluto che fosse, la voce della Casa Circondariale di Trento. Rispettosa di quanti vi operano e ci vivono, ma anche veritiera di quella che è la vita reale dietro le sbarre”.

La notizia ha suscitato subito numerose reazioni e prese di posizione di amici, collaboratori, esponenti della società civile e della politica.

Attestazioni di solidarietà e stima che hanno spinto Piergiorgio Bortolotti a intervenire nuovamente sulla vicenda mercoledì 31 gennaio mattina, per ringraziare quanti gli hanno manifestato la loro vicinanza, ma soprattutto per ribadire che ciò che più conta “è che per un momento si sia accesa una piccola luce su quella realtà che sorge in periferia a Spini di Gardolo, troppo spesso dimenticata”. “Il mio sogno – prosegue Bortolotti – sarebbe anche che da questa vicenda nascesse un maggior interesse verso quella realtà: per chi vi è rinchiuso e per chi ci lavora. Chi ci lavora a qualunque titolo vorrei che si sentisse incoraggiato a operare sempre più in un’ ottica di servizio (e usiamola questa parola!) alla persona; per chi vi è rinchiuso che l’interesse della collettività significhi davvero un farsene carico mentre sono dentro e quando escono”.

“Per tutti i dieci anni di collaborazione volontaria di Piergiorgio, ho avuto modo personalmente di apprezzarne l’operato e l’impegno”, dice a Vita Trentina Aaron Giazzon, direttore dell’Apas, parlando a titolo personale in attesa che il direttivo dell’associazione, convocato per lunedì 5 febbraio, discuta la vicenda. E aggiunge: “La notizia della conclusione della sua attività in carcere, per il mancato rinnovo dell’autorizzazione quale referente dell’attività redazionale di ‘Non solo dentro’ è stato un duro colpo per l’organizzazione stessa dell’attività, che ha sempre potuto contare sulla costanza e sulla presenza di Piergiorgio. L’associazione e il gruppo di volontari saranno, dunque, chiamati a riflettere su quanto accaduto e a capire cosa potrà essere l’attività in futuro”. Al momento, conclude Giazzon, “ogni decisione è rimandata al primo Consiglio direttivo dell’Associazione e a un incontro col gruppo di volontari, componenti della redazione”.
Sulla vicenda del mancato rinnovo dell’autorizzazione a Bortolotti a entrare in carcere, appresa “con sconcerto e profondo rammarico”, interviene con una nota il presidente delle Acli Trentine, Luca Oliver.

“Assieme a tutto il movimento aclista (Bortolotti è consigliere provinciale delle Acli, ndr) intendo in questo momento rappresentare una civile protesta nei confronti di una decisione che penalizza ingiustamente il lavoro di una persona che per oltre 10 anni ha lavorato in carcere a fianco dei detenuti, nel pieno rispetto delle autorità preposte alla sorveglianza e dei responsabili della struttura, operando in modo trasparente e costruttivo”. Oliver chiede un incontro urgente con la Direzione della Casa Circondariale (alla quale si è associata anche Vita Trentina) “anche in relazione dell’impegno riservato dalle Acli nei confronti di questa struttura tramite il lavoro di altri volontari e il servizio del Patronato portato avanti in collaborazione con Apas” e invita la società trentina, le associazioni e le istituzioni “ad accendere i riflettori sul valore della presenza del volontariato all’interno del carcere e a promuovere tutte le iniziative possibili per avvicinare la comunità alle persone che vivono la condizione di detenuto/a affinché questa transitoria esperienza non sia vissuta come una punizione, ma come un’occasione di cambiamento, costruzione di nuove relazioni e crescita personale”.

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