Zanzara tigre, meglio in trappola: il MUSE sperimenta in 46 nidi e scuole materne

Trappola per zanzara tigre

Mettiamocela via, anche in Trentino, con la zanzara tigre e le sue fastidiose punture dovremmo convivere per sempre. Non per questo, però, la sperimentazione di questa estate al nido d’infanzia “Caneppele” di Roncafort, ha scarso valore. Anzi, il progetto pilota partito a Trento nord – proprio per il suo successo – sarà “allargato” già dai prossimi mesi a tutti i nidi e le scuole materne sul territorio comunale, per un totale di 46 strutture coinvolte.

L’“arma” innanzitutto: al “Caneppele”, dove nel corso dell’estate 2022 la massiccia presenza di zanzare aveva reso quasi impossibili le attività esterne, sono bastate sei trappole passive Bg-gat installate nello scorso maggio sul perimetro dei 280 metri del giardino e regolarmente manutentate, per catturare quasi trecento esemplari femmina in cerca di un luogo dove deporre le uova, evitando così circa 800 punture e la riproduzione di 8 mila nuovi esemplari. Gambe e braccia dei più piccoli, ringraziano. Anche perché, è bene ricordarlo, si tratta di una soluzione al cento per cento ecologica (si utilizzano acqua del sindaco e una carta adesiva di colore scuro) che evita l’utilizzo di insetticidi adulticidi, sostanze tossiche che si disperdono nell’aria e sul terreno costituendo un potenziale pericolo per le persone, ma anche per tutti gli insetti non molesti come api e farfalle.

La sperimentazione era partita qualche anno fa al MUSE, ricorda la responsabile del progetto Valeria Lencioni. “Avevamo già fatto ricorso alle Bg-gat nel nostro spazio verde con trappole posizionate nelle zone critiche dal biotopo agli orti didattici, già infestate da zanzare, principalmente tigre, che ci costringevano a limitare le attività educative e le visite”, continua l’esperta del MUSE. “Il risultato? Naturalmente non abbiamo eliminato il problema, ma l’abbiamo contenuto, riducendo il numero di zanzare. Insomma, la convivenza è migliorata”.

Ora, dopo il “Caneppele” si avvia una nuova fase del progetto, esteso a decine di istituti. Fondamentale, prosegue Lencioni, è la collaborazione di tutti gli attori coinvolti: dagli esperti dell’ufficio Ricerca e collezioni museali del MUSE, che hanno pensato il progetto e che nei prossimi anni ne seguiranno l’evoluzione, al Comune, che nel caso del nido di Roncafort ha garantito anche il corretto mantenimento delle aree limitrofe alla struttura, con particolare attenzione allo sfalcio del verde. E naturalmente al personale insegnante e ai bambini stessi. “La collaborazione con la scuola è stata fondamentale perché le trappole sono state periodicamente controllate per verificare la loro integrità, o il livello dell’acqua. O ancora lo stato del foglietto adesivo”, prosegue Lencioni. “Un lavoro di squadra che ha coinvolto anche i bambini stessi: un gioco abbandonato in giardino può essere per la zanzara tigre un ottimo sito riproduttivo; a questo insetto basta davvero un cucchiaio di acqua per deporre le uova”. Visto soprattutto il loro costo contenuto, qualche decina di euro, questo tipo di trappola strizza l’occhio anche ai privati: “La popolazione trentina, nel corso degli anni, è stata sensibilizzata sul problema e conosce anche le buone pratiche da mettere in atto per limitare la diffusione delle zanzare”, conclude Lencioni.

“I trattamenti con adulticidi hanno durata limitata nel tempo, laddove è necessario utilizzarli anche in maniera massiccia non debellano il problema, con il rischio che possono portare a forme di resistenza al pesticida stesso. In una realtà come Trento, dove i numeri sono ancora contenuti rispetto ad altre realtà italiane, sarebbe bene non utilizzarli”. Preferendo altre soluzioni, come quella sperimentata al “Caneppele” e che dalle prossime settimane sarà estesa a tante altre realtà comunali. Per la felicità di bambini, genitori e, naturalmente, anche delle insegnanti.

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