“Armiamoci… e partite”, l’Europa va alla guerra

“Penséri nòvi de ‘n età madura, brontolant se lèva e s’à già paura!”. Questa è la sensazione che si prova o, meglio, ci viene trasmessa ogni giorno. In un’Europa dove la parola d’ordine sembra essere: “armiamo/armiamoci, e prepariamoci ad intervenire”, una qualche perplessità ce l’ho!

Quale pacifista ad oltranza, sono del parere che prima di sovvenzionare un qualsiasi esercito, un qualsiasi paese belligerante, con armi o capitali, sarebbe opportuno indire un referendum, per sondare la volontà del popolo italiano, mantenendo fede alla Costituzione.

Corrado Zanol

LA RISPOSTA DI FRANCO DE BATTAGLIA

Caro Zanol, non credo occorra essere anziani per temere i venti di guerra che ogni giorno vengono sollevati, quasi evocati verrebbe da dire, da quotidiane notizie internazionali, rilanciate poi da propositi nazionali di riarmo e addirittura, da parte di alcuni stati, di invio di truppe. Per far cosa? Per mandare i nostri giovani a morire per la Crimea o per il Donbass? Credo che i giovani temano anch’essi questa eventualità che, peraltro, non ha nemmeno prospettive e maschera invece il “tradimento” d’Europa nei confronti della sua anima e del ruolo che è chiamata a svolgere. L’Europa è stata fatta per promuovere e garantire la pace, non per armare nuovi conflitti o appiattirsi, in via subordinata, sugli interessi conflittuali delle grandi potenze mondiali (anche nel mercato delle armi). L’Europa doveva (e poteva) far sentire la propria voce e la propria presenza, fin dall’inizio della guerra in Ucraina, fin dalle condizioni che l’hanno scatenata, poteva promuovere, (e forse esigere) al confine dei suoi territori, una serie di stati cuscinetto, sostenendone un ruolo di barriera neutrale. A maggior ragione oggi, mentre davvero la guerra sta diventando una “inutile strage” deve impegnarsi a moltiplicare i tavoli di confronto, non armare su commissione gli eserciti. È sembrato, a volte, che alcuni stati, invece di farsi parte attiva per la pace, anche in Medio Oriente abbiano preso il conflitto in Ucraina come pretesto per riarmarsi “loro” e rilegittimare un loro spirito marziale. L’Italia non è fra questi, ma non deve neppure appiattirsi su una deriva bellicista. Attualmente non sembra inutile rifarsi a un precedente, o almeno non dimenticarlo, quello della guerra di Corea negli anni Cinquanta, Ci volle, allora, un presidente Usa che era stato generale, Eisenhower, per fissare una linea di “cessate il fuoco” (non di pace) al 38°. parallelo. Quella linea di blocco del conflitto resiste ancora. Oggi, di là dell’Atlantico, dove si decidono la guerra e la pace, non si intravvedono uomini e condizioni simili, ma ciò non deve indurre l’Europa a rassegnarsi ad una situazione totalmente subordinata. Il rischio infatti è che l’escalation delle armi non si limiti a battaglie, bombardamenti sia pur terribili, guerriglia e terrorismo, ma sfoci in un olocausto nucleare suscettibile di distruggere la stessa vita sul pianeta: “Muoia Sansone e tutti i filistei “… la vicenda biblica e l’ammonimento che contiene dovrebbero essere tenuti ben presente. Si è verificata più volte nella storia l’autodistruzione di una grande potenza purché i nemici soccombessero, una situazione che si verifica anche a livello personale (con gli omicidi-suicidi). Non a caso per la Grande guerra 1914-18 si parla di “suicidio d’Europa”, e occorre quindi fermarsi prima che la situazione sfugga di mano a chi pensa di poterla manovrare e avvenga l’irreparabile. Dentro questo clima di tempesta un barlume di speranza è venuto da Rovereto, la “città della pace”, è bene non dimenticarlo, dove ogni sera dal colle di Miravalle la campana “Maria Dolens”, fusa col bronzo dei cannoni dei due eserciti nemici nella Prima guerra mondiale, l’italiano e l’austriaco, diffonde i suoi rintocchi in ricordo delle centinaia di migliaia di caduti e delle sofferenze e violenze subite dalle popolazioni. La speranza-testimonianza è venuta da una “marcia della pace” con fiaccolata organizzata il 17 aprile a Rovereto, che ha visto una grande partecipazione di gente ed è stata preceduta da un appuntamento servito a chiedere il cessate il fuoco in Ucraina e nella Striscia di Gaza, per fermare la follia delle guerre, per il rispetto del diritto umanitario, per l’eliminazione delle armi nucleari, per condannare ogni violazione del diritto internazionale ed ogni forma di violenza contro la popolazione civile, per denunciare chi vuole delegittimare le organizzazioni umanitarie dell’Onu e quelle non governative che assistono le popolazioni civili vittime dei signori della guerra.

Nella serata si è ricordato anche l’appuntamento del prossimo 18 maggio a Verona con la presenza di Papa Francesco all’Arena di Pace e Disarmo in cui saranno presentate le campagne sulla riduzione delle spese militari, del disarmo umanitario, del controllo della diffusione delle armi e dei percorsi nonviolenti di costruzione della Pace.

Forte preoccupazione è stata espressa per la modifica alla Camera della legge 185/90 che vuole attribuire il potere finale di autorizzazioni all’export a un organismo politico composto da ministri e premier, introducendo una maggiore liberalizzazione sulla vendita di armamenti: un attacco soprattutto alla trasparenza, in un settore particolarmente delicato e dall’alto tasso di corruzione. La testimonianza di Rovereto per la pace si è fatta particolarmente attiva dal 2022, dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, per solidarietà agli obiettori di coscienza e disertori russi, bielorussi e ucraini che rifiutano di partecipare a quella guerra, e recentemente si è allargata al sostegno ai giovani israeliani e palestinesi che non vogliono arrendersi alla logica del conflitto armato, dell’odio, della violenza.

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