“I Magi sono l’immagine degli uomini e delle donne che non si stancano di sognare, desiderare, cercare”. Questo passo dell’omelia del nostro Arcivescovo all’Epifania, insieme al riferimento del Papa alla leggenda del quarto Re Magio, mi fa ripensare ad alcuni altri magi dei nostri giorni.
Ho ripreso un’omelia di pochi anni fa in cui notavo che la storia dei tre Magi che sono andati dietro ad una stella fa pensare a tutte le persone che hanno seguito un sogno, un progetto, un’impresa (start-up!), un’idea, una chiamata, una vocazione … senza sapere come sarebbe andata a finire; e – nonostante tutti gli ostacoli e le opposizioni e le delusioni -, sono andati avanti con quella testardaggine che adesso chiamano resilienza. Ognuno di noi forse può riconoscere alcune di queste storie, a me ne sono rimaste impresse tre che vorrei ancora condividere.
Un primo Magio è stato per me Desmond Tutu morto a 90 anni a Santo Stefano del 2022. Vescovo anglicano di Città del Capo, esperto biblista e abile in ogni genere di comunicazione umana, era riuscito a coinvolgere bianchi e neri del Sud-Africa e a far sparire magicamente il filo spinato che – fin nei più piccoli centri abitati – separava le varie razze. Per merito suo e del futuro Presidente Nelson Mandela, formato alla libertà da 24 anni di prigione – senza violenza, con il solo contagio della dignità umana e della riconciliazione cristiana – apparve in Sud-Africa lo Stato-Arcobaleno in cui si armonizzavano i colori della pelle. “Vero amante di Dio può essere solo il vero amante dell’uomo” diceva; e sulla sua tomba volle scritto: Rise. Pianse. Amò”.
Il secondo Magio dell’impossibile, è stato per me Piergiorgio Cattani. Trentino, deceduto a 44 anni all’inizio di novembre 2021. Ho riletto il “suo” libro Creatura Futura. L’avevo sentito in una conferenza a Rovereto, parlava aiutandosi con il respiratore. Nonostante la distrofia muscolare e il progressivo venir meno delle forze, non ha mai smesso di credere nella vita e nell’uomo e in se stesso e perfino nella politica. Un cervello e un cuore grande lo avevano portato con decisione, serenità, amabilità a due lauree, ad un giornalismo impegnato, fino sulla soglia del Consiglio Provinciale.
Il terzo mago – lo chiamo mago perché come il precedente faceva miracoli con quel poco che aveva in dotazione dal punto di vista fisico – è Massimino Sartori, perginese, morto una dozzina d’anni fa. L’avevo conosciuto quando per lui – a 20 anni, all’inizio degli studi universitari – era cominciato il declino della paralisi progressiva. L’ho ritrovato dopo 30 anni, quando la malattia lo aveva portato all’immobilità completa e alla cecità. Sempre verdi erano rimasti il cervello e il cuore, la fede e la parola; muoveva solo due dita con cui comandava il baracchino con cui si metteva in comunicazione via radio con tutto il mondo: dai camionisti di lungo corso, al cappellano don Carlo finito missionario in Africa, al telefonista cieco Enzo di Avio.
Invitandovi a cercare e segnalare (magari anche su Vita Trentina) qualche altro esempio di…epifania, continuo a pregare Dio affinchè si manifesti, facendo brillare una stella davanti a noi! che porti a compimento i nostri progetti – sempre più grandi di noi… – nella fede che “nulla è impossibile a Dio”!