L’Università di Trento conferisce la laurea honoris causa all’idrologo Andrea Rinaldo

Credit: Federico Nardelli

L’Università di Trento ha conferito la laurea honoris causa in Ingegneria per l’ambiente e il territorio ad Andrea Rinaldo “per aver aperto nuove strade nella ricerca e nella formazione universitaria sui temi dell’acqua, raggiungendo i massimi livelli internazionali, e per aver contribuito a creare all’Università di Trento un corso di laurea che, tra i primi in Italia, coniugasse le conoscenze delle discipline ingegneristiche con l’analisi dei sistemi ambientali importanti per la protezione del territorio”.

Per Rinaldo oggi è stato un po’ un ritorno a casa, dopo quello in occasione della sua partecipazione alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico di Ateneo 2023/2024. A Trento ha iniziato la sua carriera accademica. Nel 1985 ha ricoperto la cattedra di Costruzioni idrauliche dell’allora Facoltà di Ingegneria. È stato il primo direttore del Dipartimento di Ingegneria civile e ambientale, dal 1989 al 1991, e tra gli ideatori del corso di laurea magistrale in Ingegneria per l’ambiente e il territorio al quale fa riferimento il titolo ad honorem ricevuto.

È partita dalla saggezza popolare di Venezia, sua città natale, la lezione di Andrea Rinaldo dal titolo “Un alto e un basso fa un gualivo. Riflessioni sull’Università italiana”. La legge di compensazione diventa una lente attraverso la quale osservare, analizzare con occhio critico e confrontare la situazione degli atenei italiani e di quelli stranieri dove lui stesso ha lavorato per oltre quarant’anni. “La mia tesi è che l’università e i suoi meccanismi sono gli stessi ovunque, così come le condizioni che ne determinano la crescita o la decrescita”, ha esordito. “Le sfide di oggi – ha sottolineato – riguardano la competitività di salari e le infrastrutture di ricerca, l’indipendenza accademica, l’integrità della ricerca, le strade possibili per una giusta parità di genere e nuovi modelli di sviluppo”. La conclusione del suo intervento è che “oggi più che mai dobbiamo credere fortemente nelle nostre università come libere e invendibili fabbriche della cultura e del sapere. Sono sede della ricerca scientifica, complemento necessario dell’insegnamento e della disseminazione della scienza e chiave di volta per lo sviluppo del Paese”.

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