Cacciatori trentini: “Anche noi custodi del territorio”

Matteo Rensi, cacciatore “da sempre”, è fotografo professionista

Hanno scelto la continuità i cacciatori trentini, chiamati alle urne domenica 2 marzo per eleggere, al termine del mandato di Stefano Ravelli, il nuovo presidente dell’associazione. A prevalere, con la vittoria in 15 distretti sui 20 complessivi, è stato infatti Matteo Rensi, fotografo professionista e già vicepresidente per due mandati, che ha superato l’ex rettore della riserva di Nago Torbole Mario Mazzoldi.

Rensi, si aspettava questo consenso? Ora che sfide vi attendono?

È un risultato che gratifica me e la squadra, ma avvertiamo anche il peso della responsabilità. In particolare proprio rispetto alla sfida più importante, quella della comunicazione con i singoli territori. Vogliamo attivare una serie di incontri periodici tra la giunta esecutiva e le varie consulte distrettuali per raccogliere le problematiche e le criticità, ma anche i consigli che ci possono arrivare dai territori.

Da dove partire, invece, sul fronte dalla comunicazione verso l’esterno? Non sempre si riesce a mettere a fuoco la figura del cacciatore. Quali i miti da sfatare?

Dobbiamo avere la capacità di comunicare meglio, e di più, per farci conoscere in modo diverso, e far conoscere tutte le azioni che mettiamo in campo a favore dell’ambiente, e quindi della collettività. Quello ambientale è un ambito su cui l’associazione investe molto, e continuerà a farlo, ma penso anche a tutte le azioni di volontariato svolte dai singoli soci a favore del mantenimento della propria riserva. Perché trovare una montagna bella, con i pascoli ordinati e i sentieri puliti, fa piacere a tutti, non solo al mondo venatorio.

In questi mesi si è descritta un’associazione spaccata al suo interno. Come agire per ricomporla?

Non credo che si debba parlare di spaccatura: il risultato elettorale conferma che invece c’è stata una scelta chiara, netta. In ogni caso dobbiamo continuare ad operare migliorando il contatto con i singoli territori e il coinvolgimento maggiore delle varie realtà distrettuali.

Come vi ponete rispetto al tema “caldo” della gestione dei grandi carnivori?

Al momento siamo solo degli spettatori. Attendiamo con attenzione le decisioni che saranno prese a livello europeo per quanto riguarda il declassamento dello status di protezione del lupo; se guardiamo i numeri, sia sul nostro territorio che a livello nazionale, credo che non si possa parlare più di pericolo di estinzione della specie. Riteniamo quindi che sia doveroso avviare una gestione.

E per quanto riguarda gli orsi?

È una problematica che viviamo come cittadini che frequentano, vivono e presidiano la montagna. Nelle zone dove la presenza dell’orso è consolidata, anche un cacciatore quando si incammina di notte in montagna può vivere un po’ di ansia, ma siamo consapevoli delle criticità legislative che vi sono, persino per una Provincia autonoma come la nostra.

Come vede il futuro della caccia?

Sempre più analizzando i dati. Penso che il cacciatore in futuro sarà sempre più attento all’ambiente, al territorio, dedicando un’attenzione particolare a determinate specie e andando a valorizzare gli habitat, perché senza il territorio perdiamo consistenza.

C’è una questione generazionale su cui lavorare come associazione?

Sarà doveroso avere un occhio di riguardo ai più giovani, a coloro che si avvicinano al nostro mondo. Dobbiamo fornire loro i mezzi più idonei per prepararsi all’esame, ma soprattutto dobbiamo lavorare sulla sensibilizzazione, migliorando ulteriormente il nostro progetto Rudy, che da anni l’associazione porta nelle scuole elementari per parlare ai più piccoli di fauna, di ambiente e territorio.

vitaTrentina

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