Due nuove panchine rosse contro la violenza sulle donne nelle sedi dell’Università di Trento

Inaugurazione della panchina rossa presso la Facoltà di Giurisprudenza. Studentesse © Pierre Teyssot / UniTrento

Sono state inaugurate mercoledì 9 aprile due nuove panchine rosse nelle sedi di Giurisprudenza e Povo zero, simbolo dell’impegno dell’Università di Trento per non dimenticare chi non c’è più e per rimanere vigili sul fenomeno della violenza sulle donne. Filo conduttore dell’evento è stata la forte collaborazione della comunità universitaria e in modo particolare della componente studentesca che, oltre ad essere protagonista della progettazione delle panchine rosse, ha offerto una propria riflessione in entrambe le sedi sul mancato riconoscimento del contributo delle donne alla scienza e sulle sue conseguenze, ancora attuali, in termini di discriminazioni fondate sugli stereotipi di genere.

Due le panchine nuove svelate oggi: una, dal titolo “L’onda” alla Facoltà di Giurisprudenza, l’altra a Povo Zero, sede dei Dipartimenti di Matematica e Fisica, dal titolo “La punta dell’iceberg”, entrambe realizzate con il legno donato dalla Magnifica Comunità di Fiemme e con l’aiuto del Servizio per il sostegno occupazionale e la valorizzazione ambientale (Sova) della Provincia autonoma di Trento. Durante le due inaugurazioni, studentesse e studenti sono intervenuti per spiegare le pesanti conseguenze che le donne subiscono nel mondo della ricerca a causa dell’‘Effetto Matilda’, fenomeno per il quale il risultato del lavoro scientifico compiuto da una donna viene in tutto o in parte attribuito a un uomo. Una forma di micro-violenza, spesso reiterata e profonda, che danneggia le donne dal punto di vista intellettuale e scientifico.

Con il pensiero rivolto alle recenti vittime e a tutte le donne che quotidianamente subiscono violenza, il rettore Flavio Deflorian durante l’inaugurazione ha commentato: «La panchina è il loro nome e noi siamo qui per loro. Compito dell’Università è farsi carico di questi valori, che sono i valori di tutti. Respingere la violenza contro le donne, sempre e comunque: lo facciamo con atti simbolici che vogliono però rappresentare il nostro impegno. Siamo qui a dire che non deve accadere più. Anche se sappiamo che non basta dirlo. Siamo qui perché crediamo che potrà esserci un giorno in cui questi simboli, queste panchine, non serviranno più».

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