In aula la discussione sul terzo mandato dei presidenti

L’Aula del Consiglio provinciale di Trento. Foto (c) Gianni Zotta

È iniziata nel pomeriggio di martedì 8 aprile la discussione sul disegno di legge 52/XVII, a firma Mirko Bisesti (Lega), sul terzo mandato del presidente della Provincia di Trento. “Qualcuno ha sostenuto che quest’aula non dovrebbe legiferare sul tema dei mandati, perché altrove la norma è stata cassata. Non siamo d’accordo”, ha sostenuto il proponente Bisesti. “I sindaci sotto i 5mila abitanti oggi possono candidarsi senza limiti di mandato, noi diciamo che un limite ci vuole, lo poniamo in tre mandati. È la via che abbiamo sostenuto per i sindaci dei grandi Comuni e lo rivendichiamo ora per i presidenti della Provincia. Secondo noi devono democraticamente decidere i cittadini ed è un modo di premiare il merito e la fiducia degli elettori. Nessun salva-qualcuno, nessun blitz, nessun attentato alla democrazia, anzi il contrario. Spero che qui in Consiglio prevalga l’attaccamento alla nostra terra e non imposizioni esterne”.

Noi riteniamo che questo testo nasca dalla volontà di dare agio all’attuale presidente Pat – ha replicato il consigliere provinciale Francesco Valduga (Campobase) – di valutare il proprio futuro dopo questa legislatura provinciale. Noi lo valutiamo però per il principio generale che vuole far passare e che non può essere legato al destino di una singola persona e della comunità politica di cui è guida”. “Una legge elettorale non può essere costruita senza condivisione come si vuole fare con questa norma del ddl 52. Non faremo né potremmo fare ostruzionismo su questo disegno di legge, intendiamo solo evidenziarne le negatività”.

Per Lucia Coppola (Avs), “l’iniziativa della maggioranza è inopportuna e improvvida, il limite dei due mandati è congruo e garantisce un opportuno ricambio. Il Governo ha già impugnato una legge di Regione ordinaria e invocare qui l’autonomia speciale mi sembra in questo caso degno di miglior causa. La Corte Costituzionale – cassando il terzo mandato deciso dalla Regione Sardegna – ha messo in guardia dai danni che si provocano facendo saltare pesi e contrappesi non a caso previsti dal legislatore per bilanciare i poteri in democrazia”.

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