Speciale Papa Francesco: “Sapeva parlare a noi giovani”

Davide Sgrò assieme al gruppo di giovani lavisani alla GMG di Lisbona. Foto (c) Vita Trentina

Sono in tanti quelli che negli ultimi anni hanno provato a gettare ombra sul pontificato di Francesco, ed è indubbio che, come per ogni essere umano, la sua vita sia stata segnata da alcuni momenti bui. Se penso a papa Francesco, però, a lui associo la luce. Quanta luce.

Sin dalla sua elezione al soglio pontificio è apparso chiaro: Bergoglio era lì per cambiare le cose, o almeno per provarci, e credo ci sia proprio riuscito. Fino alla fine ha dimostrato con estrema eleganza di saper portare con dignità il peso del suo ruolo ricordandoci ogni volta la semplicità dei messaggi di Gesù: la misericordia e l’amore per l’altro.

Tra i ricordi più belli che ho di lui c’è sicuramente il Giubileo Straordinario della Misericordia, indetto nel 2016, al quale avevo partecipato con il mio gruppo dell’oratorio di Lavis, all’età di 15 anni.

Il più bello, però, è quello dell’ultima Giornata Mondiale della Gioventù, tenutasi a Lisbona nell’estate 2023. Una GMG, quella, dove il papa, durante la Via Crucis, non aveva fatto altro che ricordarci che siamo amati, siamo visti. Indipendentemente dalla nostra natura, dai nostri ideali: Dio ci accoglie, e nella Chiesa c’è spazio per tutti. Ancora provo i brividi a ricordare la Veglia serale del 5 agosto al Parque Tejo, dove un milione e mezzo di giovani come me adoravano la Croce in quello che è stato uno dei momenti più forti di tutta la mia esperienza di fede.

“Non abbiate paura”, ci aveva ricordato, invitandoci a camminare nella speranza guardando sì alle nostre radici, ma camminando verso il futuro. “Maria si alzò e andò in fretta” era il tema della gmg, e grazie a Papa Francesco ci siamo riusciti, ci siamo alzati e siamo andati verso quella fretta buona alla quale ci invitava il Vangelo, la fretta del donarsi per l’altro all’insegna della gratuità.

Francesco è stato il mio Papa, il suo pontificato è stato quello durante il quale sono cresciuto negli anni della mia formazione cristiana, quelli fatti di pomeriggi passati in oratorio, a giocare e a formarmi, a diventare ciò che sono oggi.

Ricordo ancora quella sera del 2013, quando ero incollato al televisore per non perdermi l’importanza storica di ciò che stava accadendo. Ecco, spero che quanto fatto in questi anni non vada perduto, e che il suo successore sia in grado di capire la grandezza di quello che è stato l’uomo prima, e il Papa poi.

“Ciò che importa non è cadere – ci aveva detto Francesco durante la Veglia – ma non rimanere a terra”. Un messaggio che ancora risuona in me ogni volta che sento di non farcela e non vedo vie d’uscita. Quindi grazie, papa Francesco, per la semplicità dei tuoi messaggi e per avermi fatto capire che la Chiesa non è un qualcosa di passato di moda, anzi, ma che possiamo ancora credere ed essere capaci di cose grandi, tutti insieme, perché come cantiamo spesso nelle nostre chiese locali: “vivere la vita è generare ogni momento il Paradiso”.

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