Il beato Pier Giorgio Frassati, che verrà canonizzato il 3 agosto, e papa Francesco, che a fine novembre aveva annunciato quella canonizzazione, non avevano in comune solo le origini piemontesi, ma anche l’attenzione per il creato e per le persone più fragili. Nella cornice del Trento Film Festival è stato presentato – nelle sale del Museo Diocesano – il libro dedicato a Frassati, “Pier Giorgio Frassati e i suoi sentieri“, scritto da Antonello Sica, ideatore di quella rete di sentieri. L’incontro, moderato dal direttore di Vita Trentina Diego Andreatta, ha visto anche la partecipazione di don Luigi Ciotti, fondatore di Libera e del Gruppo Abele, che ha curato la prefazione del volume, e di Roberto De Martin, ex presidente del Cai e del Trento Film Festival.
“Sei anni fa, quasi sette, con il Gruppo Abele ci siamo detti che l’Enciclica del Papa Laudato Si’ doveva diventare Laudato qui. Abbiamo quindi avviato una scuola. Sono sette anni, ormai, di incontri e di momenti. E il Cai è sempre stato presente. È importante formare le persone alla cura del creato in tutte le sue dimensioni, per evitare che l’attenzione all’ambiente rimanga solo uno slogan”, ha ricordato don Ciotti, che molti anni fa ha conosciuto la sorella di Pier Giorgio, Luciana Frassati. “Francesco aveva ragione”, ha proseguito il fondatore di Libera. “Mentre l’Italia parla di transizione, lui ha voluto parlare di conversione ecologica. E ci ha ricordato che disastri ambientali e disastri sociali sono parte di un’unica crisi. Dobbiamo lottare per i diritti umani, oggi più che mai, ma anche per i diritti della natura”.

Don Ciotti è stato ordinato sacerdote da padre Michele Pellegrino, ex vescovo di Torino. “Lo sai – ha raccontato una volta papa Francesco a don Ciotti – che quando i miei nonni vivevano a Torino erano molto poveri. Vivevano nelle soffitte. E lo sai chi ha dato una mano ai miei nonni? Un giovane prete di nome Michele Pellegrino”. Il Papa ha raccontato a don Ciotti anche di quando i suoi nonni non erano riusciti a prendere la nave per migrare in Argentina. “I soldi non erano bastati e hanno dovuto disdire. Hanno preso un’altra nave dal porto di Genova tanti, tanti mesi dopo. La nave sulla quale sarebbero dovuti salire è la nave Mafalda, andata a picco insieme ad oltre 500 italiani che sono morti affogati. È la nostra storia di emigranti, che oggi stiamo umiliando. Ecco perché uno dei primi gesti che ha fatto Francesco nel momento in cui è stato eletto pontefice è stato quello di andare a Lampedusa. E in quel luogo dove 360 persone sono morte affogate ha buttato un mazzo di fiori. Un gesto molto semplice, ma, credetemi, che dice tanto”.
Frassati, che è morto per una poliomelite a soli 24 anni, raccontava di essere innamorato della montagna. “Usava proprio la parola innamorato. In realtà lui era anche innamorato delle persone più deboli e più fragili, di cui si era messo a servizio”, ha ricordato don Ciotti. “Credo che oggi più che mai siamo chiamati ad impegnarci, a non dimenticarci che il vero progresso di cui abbiamo tanto bisogno è di crescere in umanità“.

L’autore del libro, Antonello Sica, ha ricordato che di Frassati “rimane la cosa più importante: l’amore”. “Quando è stata lanciata l’idea di dedicargli un sentiero in ogni regione d’Italia – ha detto, facendo presente che nel 2026 ricorreranno i 30 anni dalla nascita della Rete di sentieri dedicati a Frassati – abbiamo scoperto che ci sono generazioni e generazioni che sono cresciute a pane e Frassati, come scrivo nel libro. Ho visto più di una volta le persone piangere perché si commuovevano a pensare a quel giovane che aveva segnato la loro gioventù. Molti di loro sono stati chiamati proprio Pier Giorgio”.
De Martin ha ricordato il tema del limite nel mondo dell’alpinismo, trattato anche in questa edizione del Trento Film Festival. Un tema che Frassati aveva ben presente, perché aveva rinunciato ad alcune scalate. “Lo aveva fatto negli anni in cui invece si esaltava l’andare al di là di ogni limite”, ha poi precisato l’ex presidente del Cai.