Unione Europea, una bussola per la competitività

Fonte: Commissione UE, 29.01.2025, COM(2025) 30 final

Il 29 gennaio 2025 la Commissione europea ha pubblicato la Comunicazione «Bussola per la competitività dell’UE», primo atto programmatico del nuovo mandato. Il documento si ispira ai tre pilastri individuati nel rapporto Draghi («Il futuro della competitività europea», sett. 2024): 1) colmare il deficit di innovazione; 2) una tabella di marcia comune per la decarbonizzazione e la competitività; 3) ridurre le dipendenze e aumentare la sicurezza. Con un po’ d’orgoglio («L’UE ha tutto quello che le serve per guidare l’economia mondiale del futuro»: talenti, capitali privati, un grande mercato interno, stato di diritto e un’economia sociale di mercato unica) e molto disincanto («Da oltre vent’anni l’Europa non riesce a tenere il passo con le altre grandi economie, a causa del persistente divario nella crescita della produttività … La causa di fondo è la mancanza di innovazione»), la Commissione individua, per ciascuno dei tre pilastri, le «iniziative faro», per un totale di ben 38, fra strategie, piani e atti normativi, da attuare entro il 2026. Questo ampio cronoprogramma lascia tuttavia spazio a due impressioni contrastanti: da un lato, sembra tracciare un percorso chiaro e ambizioso; dall’altro, l’abbondanza di misure già discusse in passato e la prevalenza di indicazioni di procedura (atti, patti, piani da predisporre) più che di sostanza danno l’idea di una contorsione del processo decisionale, spesso frenato dalle divisioni interne all’Unione, specie su temi delicati come la difesa e il Green Deal. Del resto ciò è anche il riflesso del modello di Unione che l’Europa s’è data, tenuta al guinzaglio dai governi nazionali, anziché federale.

Alcuni esempi concreti. Pilastro 1 – Innovazione: adozione di «un 28º regime giuridico» comune in tema di società, fallimenti, fisco e lavoro in luogo di 27 ordinamenti diversi; incentivi al venture capital per tecnologie emergenti come intelligenza artificiale (oggi adottata solo dal 13% delle imprese), energie pulite, stoccaggio di energia (voce profetica visto il blackout iberico), calcolo quantistico, bio e neurotecnologie; aumento della spesa in ricerca e sviluppo fino al 3% del PIL; infrastrutture digitali avanzate (satelliti, 6G, cloud).

Pilastro 2 – Decarbonizzazione e competitività: definizione del «patto per l’industria pulita», al fine di ridurre del 90% le emissioni entro il 2040, promuovendo «nuovi modelli di business circolari» ed incentivi ad hoc; «piano per l’energia a prezzi accessibili» per favorire un mercato energetico più integrato, con contratti a lungo termine, maggiore flessibilità della domanda e infrastrutture moderne; adozione di piani specifici per siderurgia, chimica, automotive, trasporti e agroalimentare.

Pilastro 3 – Sicurezza e autonomia: «accordi commerciali ambiziosi» per favorire investimenti ed energia pulita; ricorso a strumenti di protezione contro la concorrenza sleale; acquisti congiunti di materie prime e farmaci; priorità alle imprese europee negli appalti pubblici in campi strategici, cooperazione tra Stati per la difesa; resilienza agli shock climatici nella pianificazione urbana e nella progettazione di infrastrutture.

A tutto ciò contribuiranno anche cinque strumenti trasversali («attivatori»): semplificazione, piena fruizione del mercato unico, finanziamenti per la competitività, sviluppo di competenze lavorative qualificate, coordinamento delle politiche.

Come si nota, la bussola fa la bussola, indica le direzioni. Poi servono più gambe e meno guinzagli.

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