A Palazzo Trentini in mostra “La guerra sulla porta di casa”

È stata inaugurata a Palazzo Trentini, a Trento, nella splendida cornice della Sala dell’Aurora, la mostra “1915-2025 La guerra sulla porta di casa – Der Krieg vor der Haustür”, organizzata dalla Federazione Schützen del Welschtirol, in occasione del 110° anniversario dall’apertura del fronte di guerra in Trentino – Alto Adige/Südtirol.

Allestita in sala Winkler fino al 25 maggio, la mostra, a cura di Flavio Marchetti e Marco Ischia, presenta una selezione di fotografie in bianco e nero accompagnate dalle parole dei protagonisti dell’epoca. Attraverso i diari, civili e militari, arrivano fino a noi le voci di chi visse lungo la linea del fronte, sia nei periodi che precedettero l’inizio delle ostilità sia in quelli successivi. Non viene proposta una lettura storica dell’evento bellico, ma piuttosto il punto di vista della popolazione direttamente coinvolta. L’accento, hanno spiegato i due curatori, è posto sul sentito e sul vissuto della gente comune, perché “la guerra entra nella carne delle persone”.

I profughi, è stato ricordato furono la novità di questo tragico conflitto: 110.000 sfollati, 75.000 in Austria e 25.000 in Italia, principalmente anziani, donne e bambini, ha ricordato Enzo Cestari, Presidente della Federazione Schützen del Welschtirol; costretti a partire, al ritorno trovarono solo distruzione. La mostra ne racconta la partenza, il rimpianto per la terra forzatamente abbandonata e il dolore e la nostalgia. Ma dalla rassegna affiora anche il ricordo di migliaia di uomini che hanno combattuto una guerra “senza l’enfasi della guerra”.

Claudio Soini, Presidente del Consiglio provinciale, l’assessore provinciale Simone Marchiori, Oswald Mederle, Presidente del Museo storico italiano della guerra, e Giuseppe Ferrandi, direttore della Fondazione Museo storico del Trentino hanno ribadito l’importanza che le istituzioni si occupino di “fare memoria” sulla guerra, soprattutto – ha sottolineato Ferrandi – ora che gli attuali conflitti ci rimandano ad una dimensione di attualità che catapulta costantemente dentro il paradigma della guerra.

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