Fugatti e Gerosa, separati in Giunta

Francesca Gerosa e Maurizio Fugatti

Non era mai avvenuto con Andreotti, Dellai, Pacher e Rossi, ma nemmeno nella prima Giunta Fugatti. Si ricorda allora qualche tensione fisiologica fra partiti della coalizione, ma ora desta clamore il decreto che ha visto “togliere” a Francesca Gerosa la vicepresidenza e due deleghe assessorili. Non tanto perché si tratta di una decisione senza precedenti nella nostra Provincia, ma perché segnala – ad appena un anno e mezzo dall’avvio di una legislatura cruciale per il Trentino – una lacerazione nei rapporti fra i due maggiori partiti in Giunta, con ripercussioni romane e trentine.

I leader nazionali di Fratelli d’Italia e Lega hanno dedicato al “caso Gerosa” molte delle loro dichiarazioni al Festival di Trento (ricco di visioni economiche, ma penalizzato da questa dialettica partitica): alcuni hanno acuito la contrapposizione con “uscite” a dir poco ruvide, altri hanno minimizzato l’impatto del “cambio in corsa” da parte del Governatore.

Tutti però sapevano che un antagonismo fra meloniani e salviniani risale già alla campagna elettorale dell’ottobre 2023 con la richiesta di candidare Francesca Gerosa a presidente della Provincia. Si era arrivati ad un accordo politico con la promessa della vicepresidenza a Gerosa (e altre deleghe assessorili), aprendole così un posto in prima fila in vista della legislatura 2028. Quando però la Lega ha messo sul tavolo la leggina del terzo mandato “pro” Fugatti (approvata con i voti di due consiglieri fuorusciti da Fratelli d’Italia) la relazione dentro la maggioranza si è sfilacciata. E l’impugnativa da parte del Governo Meloni davanti alla Corte di questa stessa legge è stata poi la mossa alla quale Fugatti ha replicato a suo modo in tempi brevi. Ha firmato un decreto, che ha messo alla vicepresidenza il fido assessore Achille Spinelli; ha lasciato a Gerosa la delega su scuola e cultura, togliendole quelle su famiglia e natalità (a favore dello stesso Spinelli) e allo sport, un ambito nel quale Gerosa acquisiva visibilità pure in prospettiva olimpica.

E adesso? Dopo le sgomitate fra Lega e Fratelli d’Italia (nel frattempo ridotti da 5 a 3 consiglieri), non basterà qualche settimana di ordinaria amministrazione per ricomporre rapporti che sono prima di tutto personali oltre che politici. Chiunque sia stato in un organo esecutivo collegiale – anche nel cda di una media azienda o in un piccolo Comune – sa bene quanto sia faticoso, se non deleterio, trovarsi ad assumere decisioni o elaborare progetti con colleghi assessori con i quali ci si ritrova in dichiarata contrapposizione. La postura personale, allora, condiziona anche quella politica e istituzionale, tanto più se dietro alle personali prese di posizione si sente premere la spinta del partito romano. Che – fra parentesi – talvolta finisce anche per ritirare il sostegno, com’è apparso dalle dichiarazioni di Matteo Salvini che, pure in città per il Festival – ha detto di non ritenere prioritaria l’istanza trentina sul terzo mandato.

Agli elettori fa male assistere al logorante braccio di ferro dentro la stessa coalizione: rappresenta sempre una sconfitta per quell’”arte della mediazione” che dovrebbe essere la politica. Ma a tutti i trentini, non solo a chi ha votato il centrodestra, sta a cuore il lavoro collegiale dell’amministrazione. Deve poter contare su una fiducia reciproca da recuperare e soprattutto su relazioni costruttive, non da separati in casa. Lo esigono le prove dei “tagliandi” di manutenzione della nostra Autonomia, le promesse di qualche colpo d’ala nello sviluppo, non solo economico, ma anche nella sostenibilità ambientale. Lo richiedono le fasce più deboli della popolazione che – come abbiamo visto lunedì nella Conferenza d’informazione con l’assessore Tonina – sembrano ampliarsi, destando un allarme sociale per il quale i membri della Giunta devono collaborare, non litigare.

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