Infiltrazioni d’acqua nelle autorimesse, intonaci che si staccano e danneggiano le automobili parcheggiate. E ancora blatte e perdite di acqua in casa quando fuori piove. È questa – secondo quanto riporta la Sunia Cgil – la quotidianità di alcuni inquilini che abitano nelle case Itea di via Fermi a Trento e in un condominio di Levico.
La situazione, però, non sarebbe isolata. “Segnalare un guasto o un problema in una casa Itea è come avventurarsi in un girone dantesco. Si viene rimpallati da ufficio ad ufficio e nessuno che prenda in mano la situazione per definire una soluzione”, denuncia Manuela Faggioni, segretaria del Sunia, che riceve moltissime segnalazioni di questo tipo. “Stanchi di scrivere mail ai vari uffici ci siamo rivolti direttamente ai vertici della società. Nei casi più fortunati abbiamo ottenuto un sopralluogo che ha confermato lo stato di criticità della condizione, e poi null’altro. È una situazione al limite del decente, che dovrebbe anche farci riflettere sulle condizioni di salubrità di alcuni appartamenti. Se non si interviene tempestivamente è ovvio che poi, quando gli appartamenti vengono restituiti, la situazione è talmente compromessa che ci vogliono lavori importanti, che però non si fanno e dunque aumentano gli alloggi Itea sfitti, mentre le persone non hanno una casa”.
A questa situazione si aggiunge il mancato aggiornamento del regolamento Itea sull’Icef. “A seguito della modifica delle condizioni economiche di una famiglia l’Icef viene adeguato e di conseguenza anche l’affitto. Se l’Icef supera la soglia dello 0,34 agli inquilini viene chiesto di pagare un canone di mercato. Il problema è che ci sono persone che pagano affitti che non possono più permettersi, perché calcolati sulla condizione economica risalente a due anni prima, anche se oggi si trovano in difficoltà economiche per la perdita del lavoro, per una separazione etc.. Non poter adeguare l’Icef alla condizione reale è una forma di accanimento verso chi è già in difficoltà“.